Genova. “Se anziché giustiziati sul posto quegli animali dovessero essere solo feriti, a quale agonia andrebbero incontro?”. E’ duro l’attacco di Angelo Spanò, consigliere provinciale dei Verdi, all’indomani dell’approvazione in Provincia delle integrazioni al Calendario venatorio regionale per le prossime tre stagioni di caccia.
L’esponente dei Verdi si sofferma in particolare sull’apertura, nel Comune di Borzonasca, della caccia al cinghiale effettuata con l’arco. “Non capisco perché autorizzare, anche se limitatamente alla zona di Borzonasca, una simile barbarie”.
La caccia sul territorio provinciale a tutta la selvaggina stanziale, compresi lepre e cinghiale, aprirà la terza domenica di settembre. Per l’occasione è stato deciso anche il numero dei cinghiali che potranno essere uccisi nella nuova stagione: in tre mesi si parla di 9000 animali uccisi, circa 100 al giorno.
Nelle delibere appena approvate si parla poi di cosiddette “zone a rischio agricolo”, e anche su questo punto Spanò storce il naso: “Improvvisamente le aree protette sono diventate zone in cui si pratica agricoltura da difendere”, fa notare l’esponente dei Verdi. “I cacciatori dicono che i cinghiali si nascondono nelle Oasi per poi imperversare nelle aree agricole? Allora basta che li aspettino fuori, come si è sempre fatto. Per difendere le aree a rischio agricolo al loro interno interveniamo coi pastori elettrici, magari aumentando il contributo agli agricoltori per il loro acquisto”.
“Nelle aree protette non si deve cacciare, il disturbo esercitato sarebbe eccessivo, sarebbero facilmente concesse le deroghe, mentre il problema non verrebbe risolto, come non viene risolto dagli abbattimenti regolari nelle aree aperte”.
“La realtà”, conclude, “è che le squadre venatorie vogliono avere altre occasioni di caccia, andando contro la stessa motivazione originale delle Oasi. Che, ricordiamoci, sono provvisorie, quindi in caso di criticità basta cambiare la zona protetta”.