Economia

Anci Liguria: “Patto di stabilità per i comuni sotto i 5 mila abitanti è una condanna”

Genova. Sarà “terribile” l’impatto che l’applicazione del Patto di Stabilità ai Comuni sotto i 5000 abitanti avrà su queste piccole realtà: questo l’aggettivo che il segretario generale di Anci Liguria, Pierluigi Vinai, utiliza per descrivere un’eventualità simile prevista dalla tanto contestata manovra finanziaria. Contro questo bisogna agire al più presto, anche con una manifestazione di piazza, forse a Genova.

“Per un’eventuale protesta aspettiamo le decisioni del direttivo nazionale Anci – dice Vinai – Oggi ci riuniamo qui nel capoluogo ligure solo per approfondire i temi della manovra e capire quale sarà l’applicabilità e la sostenibilità sul territorio. Una cosa voglio sia chiara: Noi non tuteliamo né una casta né un privilegio, bensì ciò che è un bene comune, ossia quella che è l’attività gestionale che i Comuni fanno a beneficio e al servizio dei cittadini. Nessuno pensi di associare la figura degli amministratori locali alla cosiddetta casta”.

“Il Partto di Stabilità per i Comuni al di sotto dei 5mila abitanti sarà terribile e devastante – prosegue Vinai – Terribile perché questo strumento impedisce qualsiasi attività: ad esempio, il blocco dei residui passivi non consente di pagare le imprese che hanno già svolto un lavoro; il blocco del personale impedisce di assumere anche se ci sarebbero i soldi per farlo. Ecco, provate ad applicare questo regime ai piccoli Comuni, che sono già i più deboli e con meno risorse, e sarà la fine”.

“La manovra va a peggiorare la condizione dei piccoli enti – concorda Franco Floris presidente della Commissione finanza locale dell’Anci – Al di là delle problematiche finanziarie che sono gravissime, la gestione del Patto per i mini-Comuni è insostenibile anche non hanno le persone specializzate e adatte a gestire questo strumento che è molto complicato. Questa manovra ci obbliga ancora a contenere gli investimenti (ricordo che siamo passati dal 70% dei Comuni con capacità di investire al 30%) e, dunque, a frenare la crescita. Chiediamo che le risorse bloccate, un tesoro che sfiora i 40 miliardi, possano essere utilizzate perlomeno per gli investimenti: strade, marciapiedi, fognature e tutti quei servizi che non riusciamo a offrire. Non chiediamo miracoli, solo di poter utilizzare parte delle risorse già nostre. Tornare in piazza? E’ necessario mantenere viva l’attenzione per cui direi che è una possibilità”.

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