Turismo, addio “ponti”: colpo di grazia per l’industria regionale dell’accoglienza

angelo berlangieri

Regione. Le festività infrasettimanali “non concordatarie” verranno spostate al lunedì. “Come avviene in tutta Europa”, ha confermato il ministro dell’Economia. Questa norma, che unificherebbe l’Italia alle altre grandi nazioni europee e agli Stati Uniti, rischia di dare il colpo di grazia al turismo della regione Liguria, il comparto che ossigena l’intero territorio.

I “ponti” primaverili come 25 aprile, 1 maggio e 2 giugno sono diventati negli anni necessari momenti apicali per l’economia turistica della Liguria. Assieme al periodo pasquale rappresentano per molti operatori turistici l’unico motivo per cui vale la pena aprire in primavera e non a fine maggio.

La totale assenza di un piano turistico a livello nazionale che ha da sempre relegato il turismo ad un ruolo marginale e che ha fatto perdere appeal al marchio Italia a scapito di altre nazioni, non solo europee, ma anche la difficoltà della Regione e degli altri enti locali nel sostenere un progetto di marketing territoriale hanno condannato il turismo ligure ad una prevedibilmente progressiva agonia
e che vedrà, sicuramente, sempre più numerosi imprenditori gettare la spugna.

La Liguria in questi ultimi anni non ha brillato per lungimiranza e così, mentre lo Stato buttava via milioni e milioni di euro per progetti come Italia.it o l’inutile, secondo molti addetti ai lavori, Enit (ente nazionale per il turismo), la nostra Regione nel suo piccolo faceva altrettanto con iniziative super-contestate, a partire quella voluta dall’ex assessore al turismo sul corso di “bon ton” per gli operatori (tenuto da Enrique Balbontin con la sua “torta di riso”) o il nuovo sito turistico regionale, mai realmente decollato.

La spaccatura tra Regione e albergatori nata a seguito della legge “Ruggeri” sul vincolo di destinazione e sulla legge per la riclassificazione delle strutture è ancora aperta, nonostante Berlangieri, assessore fortemente voluto da Claudio Burlando in quanto addetto ai lavori, stia lavorando per risolvere le questioni ancora aperte in un contesto di vacche magrissime. Con il risultato che rimangono ancora da ricucire i rapporti di quella che “dovrebbe” essere la vera locomotiva della regione ligure.

Il leitmotiv è sempre uguale a se stesso: crisi industriale. Ma, per gli imprenditori del settore turistico, si tratta di un “mantra” per “buttare” denaro in ammortizzatori sociali per aziende e situazioni
ormai decotte, mentre nulla si fa per evitare che ogni anno chiudano 20 o 30 strutture che, messe assieme, significano ben oltre i 400-500 posti di lavoro dell’azienda di turno.

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