Cronaca

Slai Cobas: 6 settembre sciopero generale nelle principali città, ma non con Cgil

cobas

Con l’accordo interconfederale firmato lo scorso 28 luglio, Confindustria e Cgil, Cisl e Uil hanno varato una vera e propria controriforma autoritaria della contrattazione e della rappresentanza sindacale nonché la derogabilità dell’intera gamma delle normative contrattuali e legali concernenti il rapporto di lavoro con la possibilità di azzerare “contrattualmente” ogni tutela e diritto dei lavoratori stessi compresa la liberalizzazione dei licenziamenti. Tutto ciò tramite la sottoscrizione di accordi aziendali o territoriali ad opera di CGIL, Cisl, Uil (i firmatari dell’accordo interconfederale) o delle collegate RSA/RSU. Le stesse cose che chiedeva Marchionne per la Fiat sono state riprese e rilanciate con forza, a livello generale, dal fronte padronale unito alle tre centrali sindacali confederali.

Quest’accordo ha fatto da “apripista” all’ultima manovra di aggiustamento economico del governo Berlusconi che ne recepisce i contenuti inserendovi inoltre le richieste di retroattività di Fiat/Confindustria nel malcelato tentativo di sanare (dal punto di vista giudiziario nell’imminenza dell’avvio dei ricorsi legali dei lavoratori di Pomigliano con lo Slai cobas a supporto delle lotte in corso) i precedenti accordi-gialli per la Fiat di Pomigliano e Mirafiori.

Il complice e funzionale balbettio di facciata della cosiddetta opposizione politico-parlamentare manifesta la pericolosa radicalizzazione a destra dell’intero quadro politico aggravato da una evidente – al momento – difficoltà delle lotte di resistenza dei lavoratori e di quelle sociali che, se anche destinate ad allargarsi sotto i colpi della crisi, ad oggi sembrano non bastare ad impedire quel prospettato “ritorno al medioevo” in cui i fautori bipolari della consociazione politico-sindacale intenderebbero precipitarci: “i diritti fondamentali e primari dei lavoratori ed i collegati diritti sociali e di cittadinanza devono diventare variabile dipendente e flessibile sottomessa alla supremazia dell’impresa” (dalla libertà di licenziamento alla scelta padronale dei sindacati compiacenti, dalle modifiche costituzionali per consegnare la totale libertà di business alle aziende libera da ogni vincolo di utilità sociale e tutela dei diritti dei lavoratori e di quelli sindacali ai tagli a pensioni, salari, sanità servizi e spesa sociale per privatizzare i residui di servizi pubblici essenziali, dall’eliminazione delle festività alla flessibilità totale degli orari, della prestazione e del rapporto di lavoro).

Siamo all’apparente paradosso che, dopo la Fiat di Marchionne, oggi è la destra che mutua dalla politica della “sinistra” e dalla collegata filosofia dell’EUR (varata dalla CGIL già nel lontano 1997) i contenuti di una manovra di controriforma non solo economica, ma classista e strategica di estrema pericolosità sociale che ancora punta sulla carta dell’impossibile illusione di solidarietà tra chi sfrutta e chi è sfruttato per “superare la crisi” e vorrebbe indurre i lavoratori a rassegnarsi “una volta per tutte” alla supposta ineluttabilità delle pretese politiche di macelleria sociale con cui il fronte padronale intende perseguire una sconfitta non solo materiale ma epocale e strategica dell’intero movimento di lotta.

Da tutto ciò deriva l’urgenza di costruire, con tutte le altre forze sindacali sociali e politiche disponibili, iniziative di massa contro le manovre di luglio ed agosto del governo e le collaterali e funzionali complicità politico-sindacali: lo Slai cobas, congiuntamente agli altri sindacati di base, ha indetto lo sciopero generale di 8 ore per il giorno 6 settembre 2011 quale primo momento di una mobilitazione che non si esaurisce con questa prima azione di lotta e prefigurante inoltre la ricostruzione di una necessaria prospettiva di autonomia ed indipendenza dei lavoratori e del proletariato in una ripristinata visione di classe cui va data credibilità e visibilità. La concomitanza dello sciopero con quello indetto anche dalla CGIL non è interpretabile come condivisione delle motivazioni proposte da questo sindacato dal quale ci divide nettamente (tra l’altro) anche la firma dell’infame ultimo accordo interconfederale dello scorso 28 luglio.
Il 6 settembre il sindacalismo di base manifesterà quindi a Milano, Napoli, Roma e nelle altre principali città su piazze diverse da quelle della CGIL.

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