Tigullio. Continua il lavoro di Mediabus on Tour, che in poco più di due settimane ha raccolto oltre 220 questionari. Un’inziativa particolarmente apprezzata, quindi, che al termine del periodo di rilevazione, effettuata esclusivamente on line e fissato per il 1° ottobre, consentirà alla squadra di prevenzione territoriale del Dipartimento Salute Mentale e Dipendenze della Asl 4 Chiavarese di avere a disposizione i dati relativi agli stili, ai costumi e alle abitudini della popolazione del Tigullio rispetto all’uso delle nuove tecnologie: internet, smart phone, sms, social networks, e quant’altro.
“Si tratta finalmente di dati locali, relativi al nostro comprensorio, utili da essere raffrontati in base alle diverse fasce d’età, il genere e l’ubicazione territoriale – spiegano dal dipartimento della Asl 4 – La ‘fotografia’ così scattata rappresenta materiale utile per riflettere sui cambiamenti in atto, sulle nuove modalità comunicative dei giovani, sui gap che dividono le generazioni, sulle immense opportunità dischiuse dalle tecnologie e sui rischi connessi ad un utilizzo non consapevole e poco responsabile”.
La disponibilità di sempre più sofisticati dispositivi tecnologici ha modificato e trasforma continuamente la vita e la professione delle persone. Negli ultimi anni, infatti, la comunicazione, mediata dal telefono cellulare e da internet, ha radicalmente condizionato la quotidianità. “Siamo immersi in uno scenario in cui reale e virtuale si intrecciano senza soluzione di continuità e dove i contatti in rete e di persona si alternano in continuazione nell’arco della stessa giornata – spiegano – Allo scopo di conoscere in maniera approfondita questa nuova realtà, che compone la nostra esperienza della quotidianità in un modo del tutto nuovo rispetto ad un passato neanche troppo remoto, verrà utilizzato un questionario compilabile on line (http://www.surveymonkey.com/natividigitali)”.
La ricerca interessa l’intera popolazione, sia i cosiddetti “nativi digitali” (la generazione cresciuta insieme alla nuova cultura digitale del Web 2.0) sia i cosiddetti “immigrati digitali” (coloro che per età anagrafica usavano ancora i gettoni per telefonare).
La riflessione sui dati raccolti offrirà la possibilità di poter ideare e attuare interventi di promozione al benessere e di prevenzione rispetto a comportamenti d’abuso.