Cronaca

Galilei e Barabino, sono salvi i 29 docenti a rischio

Paolo Veardo

Genova. Scampato pericolo per i 29 docenti degli istituti scolastici Galileo Galilei e Nicolò Barabino che, nel passaggio di queste scuole dal Comune allo stato, rischiavano di non essere ‘ri-assunti’ dall’amministrazione statale e di essere destinati a svolgere funzioni non di docenza presso il Comune.

Lo annuncia a palazzo Tursi l’assessore alla Scuola Paolo Veardo riferendo che “é stato firmato dal ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta e ora anche dal ministro dell’Istruzione Maria Stella Gelmini e avrà il via libera oggi di Tremonti” il decreto “a invarianza di spesa” con cui i docenti delle due scuole saranno assunti dallo stato. Soddisfatto anche il sindaco di Genova, Marta Vincenzi.

“E’ un gran sollievo – afferma – per i ragazzi che sono all’ultimo e al penultimo anno che non cambieranno i loro insegnanti e per gli insegnanti stessi perché sarebbe stato ingiusto togliere a persone che hanno dato la vita per insegnare questa qualifica e chiedere loro di occuparsi di altre importanti attività di tipo comunale ma certo non coerenti con la vita che hanno fatto. abbiamo salvaguardato la loro dignità”.

“Sei anni fa avevamo iniziato un percorso di statizzazione del Barabino e del Galilei – spiega l’assessore – con una gestione che di fatto è diventata statale ad eccezione di alcuni insegnanti rimasti a carico del Comune”.

“Si era così determinata – continua – una situazione di difficoltà per una trentina di insegnanti ma soprattutto per la continuità didattica delle famiglie mentre anche il Comune era in difficoltà per il permanere del personale a suo carico”.

“Dopo un anno di battaglie – prosegue – siamo riusciti a far passare principio della mobilità intercompartimentale e cioé il fatto che ci fosse la possibilità di trasferire personale da una parte all’altra dello stato in funzione del minor costo complessivo ma è del tutto evidente che se queste 29 persone fossero rimaste a carico del Comune a svolgere altre attività innanzitutto avrebbero perso la funzione docente, d’altro lato c’era l’aspetto della continuità didattica che veniva meno ma non era nemmeno più pensabile che il Comune continuasse a pagare insegnanti per conto dello stato”.

“Ora finalmente – conclude – siamo riusciti a convincere il governo che è molto meglio pagare 30 persone che non 60 perché se rimanevano al Comune, questi avrebbe dovuto pagare 30 persone ma lo stato doveva riassumerne altre 30”.

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