Genova. “Un altro mondo è possibile, e si può costruire con la decrescita, che è già un programma politico”. A sostenerlo è Serge Latouche, economomista e filosofo francese, intervenuto ieri sera ad un incontro organizzato dalla cooperativa ecosolidale Fair e dalla Cgil, dedicato alle comunità della Val di Susa, e svoltosi a Sestri Ponente.
Latouche, che è tra gli avversari più noti dell’occidentalizzazione del pianeta e un sostenitore della decrescita conviviale e del localismo, è partito con lo slogan di Porto Alegre, per ribadire la sua teoria economico-sociale sulla decrescita.
Pochi e fondamentali i capisaldi del suo pensiero: riduzione degli orari di lavoro, risparmio energetico, utilizzo di beni prolungato nel tempo (una lavatrice per tutta la vita), autonomia alimentare, “decolonizzazione dell’immaginario”.
Tra richiami a Spinoza, Keynes, Smith e frequenti punzecchiature a Berlusconi e al berlusconismo, Latouche ha snocciolato le cifre della “catastrofe”: dai due ai cinque gradi di temperatura in più sulla terra a fine secolo, “all’impronta ecologica insostenibile”, alla sperequazione sociale “con una oligarchia avida e interi popoli schiacciati”.
E’ il capitalismo che spinge perché i consumi aumentino ancora. Di fronte a questo scenario, per Latouche, due sono le opzioni: “o si imbocca una decrescita conviviale oppure si insedierà un fascismo terribile che sacrificherà nove uomini perché uno possa continuare l’attuale stile di vita”.
Alle suggestioni di Latouche, Riccardo Romani dell’Ufficio Studi Cgil, ha contrapposto il pragmatismo delle cifre: la trasformazione della produzione è causa di 30 milioni di disoccupati in Europa, occorre governare la transizione. Per farlo, occorre “conoscenza” e puntare su settori produttivi più dinamici: infatti, crescono le spese del “Knowledge” (dal 2 al 7% del pil negli ultimi anni) cioé della conoscenza ad esempio nei Paesi del Nord Europa e bisogna investire nella “Green Economy”. “Come è possibile – si chiede Romani – e tutte le pale eoliche, i pannelli solari e le apparecchiature a questi collegati siano tutti importati?”.
Il sistema insomma va incardinato in “un soggetto pubblico inteso come agente economico in grado di condizionare il mercatò. Vale a dire lo Stato, e su scala continentale l’Unione Europea, “soggetto pubblico sganciato dai singoli stati ch lo condizionano”. Leggi Francia e Germania.