Santa Margherita. Cambiamento, giovani e futuro. Sono queste le parole chiave con cui il neo presidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, Jacopo Morelli, ha aperto il 41/mo convegno di Santa Margherita Ligure.
“E’ tempo di occuparci del futuro dell’Italia. Alziamo la voce sul nostro futuro, che è il futuro del Paese. Non ci arrendiamo e non ci rassegniamo. Nulla è più irresponsabile che sprecare una generazione”. Questa Italia è “contro i giovani, continuando a penalizzare le nuove generazioni, sprecando le loro forze e il loro talento, sarà impossibile ottenere una robusta crescita economica” ha detto Morelli.
“Meno tasse ai giovani – una tra le richieste dei giovani imprenditori esemplificate dal presidente Morelli – significa più reddito disponibile. Così si risponde all’ansia di chi deve, in autonomia, costruire il proprio futuro. Negli ultimi anni il salario reale d’inserimento è sceso drammaticamente. A stipendi più bassi non hanno corrisposto carriere più rapide e la perdita di reddito è permanente. Un laureato italiano, fra i 25 e i 34 anni, guadagna l’80% della media della retribuzione dei laureati nel loro complesso: nei Paesi Ocse è il 90%. La disoccupazione giovanile è in crescita, è impossibile – ha sottolineato – ignorare questi aspetti, mentre si lavora alla riforma fiscale. E devono ridursi le aliquote a vantaggio delle donne che lavorano, a sostegno di progetti professionali, maternità e famiglia”.
“A chi dirà che non ci sono risorse, rispondiamo che è una scelta politica decidere su cosa puntare e su cosa investire – Morelli, si è quindi rivolto alla politica – Le risorse sono scarse, ma questo è il prezzo di miopi decisioni passate: la vergogna delle baby pensioni, la burocrazia inefficiente, gli sprechi, l’assenza di una seria politica energetica”. Alla politica Morelli chiede, dunque, scelte urgenti per il rilancio dell’Italia: “Dobbiamo definire quali sono le priorità del Paese”.
Tra le proposte dei giovani industriali: andare verso una equiparazione uomo-donna e innalzare rapidamente l’età di pensionamento verso 70 anni. “Solo il 62% degli uomini di età fra 55 e 59 anni – ha sottolineato Jacopo Morelli nella sua relazione – partecipa al mercato del lavoro rispetto al 78% della media Ocse. Significa che gli incentivi al pensionamento, in età giovanile, sono ancora troppo generosi nel nostro Paese. Il sistema è in equilibrio al costo di contributi previdenziali troppo elevati. Per ridurli dobbiamo ridiscutere di pensioni”.