Cronaca

Pedofilia, cardinal Bagnasco incontra vittima abusi

francesco zanardi vittima abusi

Genova. Sostenitore dei diritti gay, ma nella veste di rappresentante della rete “L’Abuso” che raggruppa le vittime dei sacerdoti pedofili, il savonese Francesco Zanardi ha incontrato questa mattina il cardinale Angelo Bagnasco. Il colloquio si è svolto nella Curia di Genova, segnando un passo storico nei rapporti sempre più delicati tra autorità ecclesiastiche e vittime di molestie sessuali ad opera del clero. E’ la prima volta che un presidente della Cei incontra un portavoce dei patimenti subiti a causa di religiosi pedofili.

“Il cardinale è stato molto cordiale e interessato agli argomenti, facendo domande su diversi dettagli della questione savonese che abbiamo ricostruito con aspetti di cui non era a conoscenza – spiega Zanardi, dopo l’incontro durato quarantacinque minuti – Ha voluto conoscere meglio la situazione di alcune vittime del Savonese che avevo segnalato come persone con patologie molto gravi, in particolare un giovane di 27 anni costretto ad assumere morfina per i gravi problemi psicologici”.

E’ stato lo stesso Zanardi ad aver chiesto in forma privata l’incontro con il presidente della Cei e arcivescovo di Genova. “E’ stato un momento storico perché, benché il pontefice abbia già incotrato le vittime di pedofilia, è dai cardinali Bagnasco e Bertone che può partire l’attenzione e l’attuazione delle linee guida contro i presti pedofili – commenta Zanardi – Sono anni che segnalo la situazione della chiesa. Ho portato al cardinale alcuni scambi di lettere con il vescovo di Savona-Noli, monsignor Vittorio Lupi, facendo rilevare come i ritardi hanno effetto sui processi e conducano alle prescrizioni, oltre che ai mancati risarcimenti per le vittime. Ho portato al cardinal Bagnasco anche un elenco di sacerdoti dei quali abbiamo prove di comportamenti pedofili, sui quali però la legge laica non potrà fare nulla in quanto i reati sono prescritti. Ho chiesto a sua eminenza che almeno vengano allontanati dalle parrocchie e dai bambini”.

“Il caso di don Seppia – aggiunge Zanardi – è grave come altri, ma più impattante perché accaduto a Genova nella diocesi del cardina Bagnasco e dimostra come sia stata leggera la chiesa nell’affrontare il problema. Non credo che, al momento, la chiesa abbia i requisiti per garantire uno sportello anti-pedofilia, che, al contrario, rischia di apparire un’ulteriore macchinazione per nascondere, insabbiare, dal momento che la magistratura è il vero sportello”. “Se ci sono sospetti – precisa – è sufficiente fare un esposto alla magistratura che, nel caso non vi fossero riscontri, procederà ad archiviare. Non è mai accaduto che quanto detto ai vescovi arrivasse alla magistratura: l’anello mancante è qui, come nei casi savonese e genovese, tutto si ferma al vescovo”.

L’esponente delle vittime dei sacerdoti pedofili torna infine su don Nello Giraudo, l’ex parroco di Spotorno ridotto allo stato laicale, sotto inchiesta dai primi mesi del 2010 per abusi su ragazzini, fra i quali lo stesso Zanardi. “Don Giraudo suscita qualche problema: abita in un appartamento che quasi sicuramente appartiene alla diocesi, fa il cuoco per i frati benedettini di Finalborgo – afferma – Il fatto che tuttora quest’uomo, ridotto allo stato laicale, sia ancora di fatto nella chiesa, non torna. E proprio dietro al convento è nato il primo gruppo scout a Finale: questo fa molto pensare. Giraudo è nello stesso convento di Josef Dominic, sacerdote fuggitivo portato in Italia da monsignor Domenico Calcagno nel 2003, che è apparso ad Albisola dove è stato rintracciato dal New York Times. La diocesi di Savona lo ha nascosto nel convento dei benedettini che dicono sia morto in passeggiata, mentre io ho l’atto di morte secondo cui è arrivato vivo al pronto soccorso di Pietra Ligure a mezzogiorno e venti”.

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