Genova. Non è stata fatta ancora piena chiarezza sull’omicidio del piccolo Ale, il bimbo brutalmente ucciso la notte del 15 marzo 2010 a Nervi. Se Giovanni Antonio Rasero è già stato condannato a 26 anni di reclusione per il delitto, continuano gli interrogatori a carico di Katerina Mathas, la madre del bimbo.
E i risvolti di questo complicato caso diventano sempre più oscuri, tanto che anche Bruno Indovino, ex amico e amante della Mathas, le ha voltato le spalle, accusandola in una lettera spedita quindici giorni fa ai difensori di Giovanni Antonio Rasero. La missiva, che gli avvocati Andrea Vernazza e Romano Raimondo hanno allegato all’appello contro la decisione della Corte d’Assise, è stato l’argomento dell’interrogatorio di quasi tre ore a cui è stata sottoposta oggi pomeriggio la Mathas, indagata per concorso in omicidio volontario.
L’ex amante di Katerina Mathas pone quattro questioni a suo dire “insolute”: “Katerina mi ha spedito tre lettere dal carcere, che la polizia ha sequestrato e non sono state allegate agli atti del processo. Cosa c’era scritto – chiede – e dove sono finite?”. E ancora: “Il secondo telefonino mai trovato – rivela – era il mio. Lo ha usato Katerina quella notte. Perché nessuno lo ha mai cercato? So che lo ha lasciato nella sua casa di via Donaver”.
Indovino, nella lettera, indica inoltre un episodio avvenuto alcune settimane prima dell’omicidio: “Eravamo una sera a casa mia, a Rapallo, e lei era fuori di testa – racconta -. Ha fatto la matta con il bambino, tanto che ho dovuto chiamare i carabinieri di Santa Margherita”. I legali di Rasero hanno fatto istanza per acquisire il verbale della pattuglia e capire cosa fosse successo quella notte.
Infine un’altra richiesta di chiarimento: “A Rasero – scrive Indovino nella lettera – viene contestato l’episodio della cresta”, ovvero di aver maltrattato il piccolo una settimana prima dell’omicidio, quando amici lo videro mettergli la testa sotto l’acqua e sentirono alcuni colpi contro il muro, come se lo avesse sbattuto contro. “Io dico – è la versione di Indovino – che non è stato lui”. Il pm Marco Airoldi, prima dell’interrogatorio della Mathas, ha voluto sentire anche Indovino, chiedendogli spiegazioni e chiarimenti sulla lettera.
Alla fine dell’interrogatorio, gli avvocati della donna non hanno voluto rilasciare dichiarazioni, mentre la Mathas ha invitato con il sorriso i giornalisti “ad andare via”.