Genova. Il pm di Ancona Andrea Laurino ha chiesto il rinvio a giudizio di tre persone con l’accusa di omicidio colposo, per la morte del marittimo Carlo Emmi, 55 anni, di Chieti, ma residente a Genova, travolto e ucciso ad Ancona da una fune d’acciaio spezzatasi su una nave chiatta il 21 marzo 2009.
L’udienza davanti al gup Francesca Zagoreo è stata però rinviata al prossimo 20 luglio. La procura vorrebbe il processo per i comandanti della chiatta ‘Ad3’, su cui era imbarcato Emmi, e del rimorchiatore ‘Franco P.’ che la stava trainando, oltre che per il rappresentante legale della ditta anconetana Ilma, proprietaria delle imbarcazioni.
Il pm non ha invece richiesto procedimenti per il pilota del porto, inizialmente indagato, cui competeva l’autorizzazione all’ingresso nello scalo. Le parti offese, non ancora costituite parti civili, sono la madre del marittimo e la figlia. Emmi fu travolto e ucciso da un cavo d’acciaio agganciato al rimorchiatore che si era spezzato colpendolo in pieno, con un devastante effetto frusta. La nave chiatta, adibita al trasporto di massi, era rientrata dalla Croazia e stava attraccando alla banchina 15 trainata dal rimorchiatore mentre lo scalo era bersagliato dal maltempo con forte vento e mare mosso. Chiatta e rimorchiatore, come raccontò Nicola Olivieri, un altro marittimo rimasto ferito di striscio, si muovevano molto. La cima andava sott’acqua e riemergeva, in una continua tensione, e a un certo punto si spezzò falciando Emmi.