Begato ieri e oggi: 10 anni di lavoro del Consorzio Agorà

quartiere diamante

Genova. Già dalle prime curve si viene presi dall’idea che Begato sia un quartiere isolato, un po’ fuori dalla città. Anche se in realtà non dista molto da Bolzaneto e Rivarolo e basta un semplice autobus per arrivarci.

Si sale verso la collina e si scorgono i grandi palazzoni, massicci e orribili con finestre piccole chiuse da inferriate, quasi un enorme serpente in mezzo alle colline, che non lascia troppo spazio all’immaginazione.

Eppure non si sta parlando di un quartiere tanto vecchio: a Begato negli anni sessanta c’era solo verde, i “serpentoni” sono degli anni novanta, realizzati sulla spinta emergenziale di una forte carenza abitativa a seguito della riqualificazione del centro, in occasione delle Colombiadi.

Sono palazzi di edilizia popolare, destinati ad accogliere le famiglie in cui si raggiungono elevati livelli di povertà e problematicità e costruiti con degli spazi al primo piano destinati ai negozi che non hanno mai aperto, diventando luoghi fatiscenti rimessi a posto da poco tempo.

Se chiedi ad un genovese se conosce il quartiere Diamante di Begato risponderà con qualche ricordo di cronaca nera, perché qui, negli anni novanta, i ragazzini erano allo sbando, senza possibilità di integrazione. Poi, con l’inizio del nuovo millennio, è arrivato il Consorzio Agorà con i suoi educatori di strada: giovani ragazzi con un obiettivo: dare a Begato quello che non ha mai avuto.

Un lavoro iniziato ormai dieci anni fa e che ha portato nel quartiere una vita diversa, un aiuto per i bambini e un sostegno per le mamme.
Il progetto è stato finanziato per la prima volta nel 2000 con l’intenzione di intervenire sugli adolescenti, una fascia ritenuta a rischio. In realtà ben presto il progetto si allarga a tutta la comunità.

Il lavoro si prospetta fin da subito impegnativo, infatti nel 1999 il 22% degli abitanti del Diamante è seguito dai servizi sociali. Come a dire un abitante su cinque. E quello che offre il quartiere è ben poco: una polisportiva, una farmacia, un centro di assitenza, e le suore della parrocchia di San Giovanni Battista. Il resto al Diamante non esite. Non ci sono esercizi commerciali, scuole o luoghi di incontro.

Partono così gli interventi socio educativi per i ragazzi, per esempio un laboratorio sulla sicurezza stradale, si crea uno spazio giochi per i bambini da 1 a 3 anni completamente gratuito riservato ai residenti del quartiere, nasce un gruppo “Eppur ci muoviamo” per le donne e una lunga serie di incontri per avvicinare le stesse al mondo del lavoro e far nascere la consapevolezza che le proprie capacità possono essere impegnate e utilizzate.

A raccontare cosa è stato fatto in questi primi 10 anni è Paolo Putti, educatore di strada del Consorzio Agorà: “Da poco più di un anno abbiamo inaugurato nuovi locali di ritrovo: ‘Spazio Zero’, che possono essere utilizzati dai giovani e dalle madri”.

Un immenso salone con il biliardo e tanti giochi, attorno piccole salette arredate con divani, tavoli, sedie e librerie. Questo è ‘Spazio Zero’, che all’esterno vede anche la presenza di un campo di calcio per soddisfare qualsiasi gioco.

“Questi nuovi locali – prosegue Putti – vengono utilizzati non solo per giocare, ma anche per fare i compiti: tutti i giorni dalle 14.30 alle 16.30, e anche per seguire corsi e laboratori. A Begato le famiglie straniere sono soprattutto di etnia magrebina. Questi corsi danno la possibilità alle donne di imparare l’italiano, oppure per insegnare la loro cucina tradizionale. Inoltre ci sono incontri su come orientarsi e trovare un lavoro. Anche questi sono molti seguiti”.

Ma non è tutto: nel 2005, grazie ad un progetto del distretto sociale, finanziato dal Comune, è stata costruita una casa ambientale, dove è stato utilizzato il legno per dare alla struttura eccellenza nel risparmio energetico, pareti coibentate, pannelli solari e fotovoltaici.

Proseguendo con il vero e proprio intervento sui giovani è da sottolineare la nascita del progetto sicurezza che da marzo 2010 si rivolge ai ragazzi “a rischio”, attraverso alcuni percorsi di orientamento.

“E’ necessario farli crescere assieme – dice Putti – riunirli nel pomeriggio per i compiti, altrimenti da soli non studierebbero e, come è già successo molte volte, lascerebbero la scuola in poco tempo. Non solo: bisogna anche far esprimere loro la creatività, per esempio con i murales che pian piano stanno colorando i muri dei laboratori”.

Per unire tutti, per far sentire che si è un quartiere, da qualche anno è nato anche il giornalino “Diamante Vivo”, che dà informazioni su feste, ricette e interviste agli abitanti. Un mezzo importante per entrare nelle case e con discrezione coinvolgere la famiglie.

Pian piano il lavoro del Consorzio Agorà sta trasformando Begato, oggi c’è un poliambulatorio con medici di base, ma durante la settimana è anche possibile trovare specialisti che volontariamente prestano il loro servizio. E come stanno rispondendo i residenti a questi cambiamenti e novità?

“Possiamo dire che pian piano i risultati si stanno ottenendo, – risponde Putti – certo tanto è ancora da fare ma grazie allo sforzo di tutti oggi siamo già a buon punto. Donne e bambini frequentano abitualmente ‘Spazio Zero’ e proprio le donne hanno chiesto, ed ottenuto, una copertura esterna per poter sfruttare lo spazio, nel caso in cui i locali siano occupati dai corsi, anche nelle giornate di pioggia”.

Un lungo lavoro che prosegue giorno per giorno con l’obiettivo di sviluppare il rapporto tra nuclei famigliari della zona, nell’ottica di interscambio e confronto.

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