Genova. Ogni mattina era la stessa storia: presi di mira, derisi, insultati, sbeffeggiati e, poi, derubati di quel poco che avevano con sé. Quello, per loro, era diventato il treno della paura, una tassa da pagare puntualmente con l’arrivo di quei giovani spavaldi, arroganti e violenti.
E così, il viaggio verso la propria scuola, sul convoglio che percorre la tratta Genova – Savona, si trasformava in un incubo da non rivelare a nessuno. Un misto di vergogna e orgoglio, che impediva loro di confessare ai genitori l’accaduto. Ossia che gruppi di rom o magrebini, scollegati tra loro ma mossi da un’identica scaltrezza, erano soliti salire su quel treno e prendere di mira gli studenti per farsi poi consegnare con la forza, e con l’aiuto di armi, denaro, telefonini e oggetti personali. Bulletti senza spina dorsale, capaci di prendersela anche con bersagli facili: in un caso, la loro prepotenza si è sfogata infatti anche su un ragazzo diversamente abile.
Dopo mesi di indagini della Polfer genovese, sono state così emesse sette custodie cautelari in carcere a loro volta collegate ad altre denunce in stato di libertà per reati connessi, quali la mancanza di documenti di identità, ricettazione di telefoni cellulari e possesso di coltelli. Altre tre persone risultano ricercate.
Sono dodici gli episodi accertati, tutti con lo stesso identico modus operandi: avvicinare vittime giovani, possibilmente sole o sedute in carrozze “isolate”, per poi minacciarle e derubarle. Alcune vittime sono apparse in un vero e proprio stato di shock al punto da non essere state più in gradi di prendere un treno.
“Questi gruppi, che non possono essere definiti bande organizzate, ma piuttosto improvvisati, si ‘dedicavano’ ai treni regionali della tratta Genova-Savona e individuavano bersagli facili, soprattutto studenti Molti di loro non volevano più andare a scuola”, dice Roberto Guerri della Polfer Liguria.