Genova. “Trovo molto opportuno il titolo che quest’anno Slow Fish ha scelto per la propria manifestazione: la specie in più: i pescatori”. Lo ha detto, attraverso un comunicato, Alessandro Rosasco, membro del Comitato nazionale di Radicali Italiani e tesoriere di Gaia Animali&Ambiente Liguria.
“Slow Fish ha dimostrato negli anni la sua attenzione a un tipo di pesca meno impattante, più sostenibile e più attenta al futuro che, da animalista vegetariano, rispetto ma non condivido”.
“È tuttavia importante – prosegue il comunicato – che si parli dei pescatori e del loro impatto sull’ecosistema marino; il nostro Paese, infatti, sta consumando molto più pesce rispetto alla produzione nazionale e dal 30 aprile, di fatto, dipende dai prodotti ittici provenienti da altri mari registrando il peggior squilibrio commerciale di tutti i paesi membri dell’Unione Europea. Collegare questo trend con i continui casi di pesca illegale (sequestri di pesce protetto, reti illegali come spadare e ferrettare) rende un’idea della drammaticità in cui versa l’intero ambiente marino”.
“Se sulla terra l’opinione pubblica è più sensibile a un tema come quello della caccia, purtroppo lo è meno per quello che avviene sott’acqua dove, quotidianamente, vengono inferti colpi mortali a migliaia di specie animali. I nostri ritmi di pesca non sono più sostenibili ed è un dato che dovrebbe preoccupare anche a tutta la categoria dei pescatori e il relativo indotto perché il destino di questi animali è indissolubilmente legato al loro”.
“E’ evidente che ormai la nuova specie predatoria dei mari di tutto il mondo è l’uomo pescatore che non potrà pensare di salvarsi quando avrà finito di svuotare i mari per la sua ingordigia.Voglio sperare che da questa edizione di Slow Fish venga ribadito l’impegno per una pesca più sostenibile e soprattutto legale e che si faccia carico, come una sentinella del mare, di denunciare gli abusi e le illegalità cui ogni giorno assistiamo in questo settore. Ridurre le quote di pescato, varare dei fermo pesca e istituire aree marine protette sono misure non più prorogabili e la politica non può dire di non esserne al corrente”.