Finale Ligure. La consegna del premio all’inquieto Renato Zero è stata una cerimonia intensa, e non per pochi, grazie ai maxischermi posizionati all’esterno dei chiostri di Santa Caterina a Finalborgo, che hanno consentito ai numerosi fan del cantautore romano di assistere alla chiaccherata tra Zero, Antonio Ricci e Elio Ferraris.
L’ufficio stampa si era largamente prodigato per chiarire che Renato Zero non avrebbe cantato, ma semplicemente assistito al concerto in suo onore e poi ritirato il premio. Per fortuna così non è stato: Zero è entrato dubbioso nella sala gremita ma a poco a poco si è sciolto: “Raffaella Carrà mi ha telefonato e mi ha detto ‘Tu il 27 maggio vai a Finale Ligure e ritiri il premio. Io non ho neanche chiesto perchè, ho detto si'”
I sorcini hanno accompagnato la band in tutti i pezzi del concerto e questo è stato forse il colpo di grazia per Renato che ha prima accennato un paio di strofe e poi quando sono arrivate le note de “Il Carrozzone” ha rotto gli indugi e ha infiammato i cuori dei suoi fans.
Ma non è stata solo la voce ad incantare, è stato anche e sopratutto il pensiero e le parole di Renato Fiacchini nel corso delle due ore sul palco dei chiostri.
Ha iniziato con uno “spot” turistico promozionale per Finale Ligure e la Liguria in generale: “A Roma non si vive più, non siamo più padroni di uscire di casa perchè passa il ministro o il senatore. Qui sembra il paese dei balocchi – ha esclamato Zero – Finale Ligure ha un sapore ancestrale, perchè si offre nella sua naturalezza, e voi siete parte di questa scenografia. Questo mare profuma di voi, perchè siete voi che lo alimentate”
Zero non rinuncia anche a tirare una frecciatina ai turisti e al mondo delle seconde case: “Quando vengono i turisti americani o tedeschi, trattiamoli sempre con i guanti perchè ci portano benessere e ci fanno crescere, però evitiamo che ci comprino casa”
Una chiacchierata a 360° dal turismo alla pedofilia “Denunciate, denunciate sempre” al ricordo dell’amico Massimo scomparso proprio questa mattina “Lo conobbi 10 anni fa a Riccione, lui e i suoi fratelli lavorano nel commercio, quindi sono proprio lontani anni luce dal mio pentagramma. Sono persone che vivono lontane dai tappeti rossi e dalle luci della ribalta – ha raccontato uno Zero quasi commosso – e io per fuggire da tutto questo spesso cerco queste persone, che rappresentano un’Italia di cui nessuno parla. A Massimo voglio riconoscere un dolore fortissimo che mi ha procurato questa mattina andandosene, ma una gioia infinita di averlo conosciuto. ”
Fino al tripudio con la consegna da parte di Antonio Ricci della pentolaccia, il simbolo del premio dell’inquieto dell’anno.
“Accettando commosso questa dimostrazione d’affetto e avendo perso Massimo questa mattina, penso a lui che è stato un inquieto per il grande attaccamento che aveva alla vita, cercando di resistere sempre ancora un giorno in più. Credo di aver imparato qualcosa di importante da lui, quindi se mi vede adesso con questa pentolaccia so che bollirà ancora magia e con il suo insegnamento mi attaccherò ancora di più a quello che faccio, perchè voglio stanare ancora gli ultimi scettici che pensano che fare spettacolo voglia dire non lavorare e prendersela comoda aspettando il tramonto, quando io sto ancora aspettando l’alba”.