Genova. I dati che emergono dal rapporto annuale dell’Inps riferito ai trattamenti pensionistici nell’anno 2010, secondo cui oltre la metà risulta inferiore a 500 euro al mese ed il 79% non raggiunge i mille, possono meravigliare soltanto chi, negli ultimi anni, è andato affermando che le pensioni sono la causa dei problemi dei giovani italiani, della loro precarietà lavorativa e del loro futuro incerto.
“Soltanto chi ha teorizzato che è necessario togliere ai padri per dare ai figli può, oggi, stupirsi della difficile situazione che interessa la popolazione anziana. Per quanto riguarda la Liguria è certamente noto il primato dalla nostra regione: gli over 65 rappresentano, infatti, il 26% dell’intera popolazione a fronte di una media nazionale del 19%. Inoltre il numero delle persone in condizioni di invalidità, di non autosufficienza, rappresenta una quota particolarmente significativa. Si tratta prevalentemente di donne, come nel caso delle pensioni di reversibilità, che in linea generale percepiscono rendite pensionistiche e/o assistenziali di minore entità”, spiega Mina Grassi, responsabile dip. Spi Cgil Genova e Liguria”.
“Nella nostra Regione le pensioni erogate dall’Inps al di sotto dei 500 euro sono 274.706, pari al 46,6% e di queste più di un quarto sono inferiori a 250 euro. Sotto i mille euro sono il 74,2% del totale pari a 437.589 unità; 590.000 trattamenti hanno un importo medio di 800 euro e di queste circa 131.500 sono pensioni di reversibilità il cui valore medio è inferiore a 600 euro mensili – continua Grassi – Il sindacato Pensionati della Cgil, da tempo denunciamo il fatto che le condizioni di reddito e di vita di gran parte dei pensionati e delle pensionate italiani è al limite della sopravvivenza e per tale ragione più volte abbiamo richiesto al Governo l’apertura di un tavolo di confronto”.
“Le nostre proposte per tentare di dare una soluzione, in prima istanza, ai problemi più urgenti sono riassumibili in pochi punti: eliminazione del drenaggio fiscale e modifica dell’attuale sistema di perequazione automatica al fine di adeguare il potere di acquisto delle pensioni al costo della vita; estensione della “quattordicesima mensilità” o cifra aggiuntiva, introdotta dal governo Prodi a seguito dell’accordo con le organizzazioni sindacali confederali, per tutti i redditi da pensione fino a 1.300 euro (oggi fino a 700); aumento dell’importo di quota esente al fine dell’imposizione fiscale”, dice la responsabile Spi Cgil.
“In ultimo: riteniamo necessario intervenire sulle nuove procedure di riconoscimento dell’invalidità civile per semplificarle e non già, come accade attualmente per renderle più farraginose e complesse al fine di ridurre il numero dei destinatari dei benefici – conclude – Correzioni dovrebbero essere apportate anche in relazione ai benefici derivati dalle pensioni di reversibilità che oggi, soprattutto nel caso in cui il beneficiario è il coniuge di sesso femminile, risultano essere in gran parte dei casi estremamente penalizzanti”.