Liguria. “Occore una corretta gestione del patrimonio boschivo: un bene comune sempre minacciato”. Questo è quanto scrive Marco Piombo, presidente della sezione regionale del Wwf, in una lettera indirizzata al presidente della regione Claudio Burlando e al consiglio.
“La Liguria è la regione italiana con la maggior percentuale di superficie boscata rapportata al territorio, ma è bene che si sappia che di fronte a questa importante realtà non corrisponde, purtroppo, una reale e fattiva tutela di questo patrimonio né valide azioni finalizzate a valorizzarne le realtà, anche con la specifica finalità di creare un indotto economico che provenga dall’opera di salvaguardia di un bene così prezioso”, continua Piombo, ricordando che il 2011 è l’Anno internazionale delle foreste.
Il Wwf, al fine di tutelare questo enorme patrimonio, avanza alcune proposte. “Siamo molto preoccupari per il cippato per usi energetici in campo industriale. Uno sfruttamento più intenso dei boschi esistenti, infatti, rischierebbe di vanificare il saldo positivo di accumulo di biomassa (e quindi di Co2) che si sta verificando spontaneamente in questi ultimi decenni e potrebbe facilmente dare il via ad utilizzi irrazionali dei boschi (ad esempio esasperando il concetto della “pulizia dei boschi”) – spiega il presidente regionale dell’associazione – La biomassa legnosa utilizzata può provenire da diverse fonti: residui delle industrie del legno (quelli non trattati), residui agricoli (potature ecc.), residui agroalimentari, frazione legnosa degli RSU, frazione di origine forestale, ma purtroppo anche dalle Biomasse cosiddette ‘grigie’, che includono anche materiali assimilabili ai rifiuti o da importazione. E’ quest’ultima frazione derivante da impianti di tipo industriale, che potrebbe originare dei veri e seri problemi all’ambiente ed alla salute umana. Escludendo a priori ogni tipo di realizzazione di impianto industriale che tratti biomassa non vegetale; le installazioni vanno valutate caso per caso. Soprattutto conviene tener presente il ruolo svolto dalla necromassa nell’ecosistema forestale, per cui un eccessivo prelievo di materiale morto potrebbe rivelarsi dannoso per l’ecosistema bosco, contrariamente a quanto va di moda affermare circa le supposte virtù terapeutiche della ‘pulizia dei boschi’”.
Piombo parla anche di forme di governo del bosco: “E’ corretto sottoporre a prelievo i boschi per ricavarne la risorsa legno, ma in Italia, per il passato sovra-sfruttamento, abbiamo boschi strutturalmente troppo giovani (con le dinamiche evolutive interne bloccate artificiosamente con tutto quello che ne consegue), dove le classi diametriche elevate, con la biodiversità ad esse correlate, sono poco rappresentate – dice – Questa considerazione vale ovviamente per i boschi ceduati. Occorre rimarcare come i principi gestionali contenuti nella cosiddetta “selvicoltura naturalistica” sono quelli che più si avvicinano a quelli che dovrebbero ispirare l’azione gestionale per un bosco che abbia anche finalità produttive. Tali principi tendono infatti ad assecondare le dinamiche naturali del bosco, prendendo in considerazione, nella pianificazione delle operazioni forestali, i principali aspetti naturalistici a tutela della biodiversità”.
“Ogni nuova realizzazione di strade e piste forestali andrebbe prevista nell’ambito di una pianificazione della viabilità silvo-pastorale, da integrarsi con la pianificazione delle attività di gestione forestale – continua il presidente – E’ inutile realizzare nuove piste forestali laddove non servono e viceversa. Sembra un principio ovvio, ma sovente non è così, con il risultato che spesso si creano nuove vie di accesso inutili o comunque irrazionali. Molta attenzione va riservata alla problematica degli incendi. Oltre ad una adeguata sorveglianza anti-incendio e repressione del fenomeno dell’incendio colposo o doloso, attraverso l’attività di indagine ed investigativa, si chiede alle autorità competenti una pronta ed efficace attuazione della L. n. 353/00, Legge-quadro in materia di incendi boschivi. In particolare deve essere data attuazione al comma 2 dell’art. 10 che dispone che i comuni provvedano a censire, tramite apposito catasto, i soprassuoli percorsi dal fuoco nell’ultimo decennio, condizione indispensabile per poter applicare i divieti e le prescrizioni stabilite al comma 1 del medesimo articolo di legge (divieti di edificazione, di cambio della destinazione d’uso dei terreni, di svolgere pascolo e caccia ecc.), ha concluso Piombo.