Sestri Ponente. “Se questo piano industriale, così come trapelato dalle indiscrezioni, sarà confermato, saremo di fronte a un fatto gravissimo, cui conseguirà una reazione ancora più ferma e decisa di lavoratori e sindacati”.
Così Francesco Grondona, segretario generale Fiom Genova, tra i lavoratori dello stabilimento di Sestri Ponente, che stamani, dopo aver letto le anticipazioni di quello che potrebbe essere il Piano Industriale che Fincantieri presenterà lunedì a Roma, hanno deciso di uscire dallo stabilimeto e bloccare la strada per protestare e far emergere rabbia e preoccupazione.
“Se sono vere le notizie e temiamo che lo siano, questo famoso piano industriale prevede la chiusura di tre anni del nostro cantiere e l’eventuale ribaltamento a mare, senza sapere però in cosa consisterà”.
Per Grondona dunque i tre anni di fermo non sono altro che “una chiusura usa e getta”. La preoccupazione che sta serpeggiando da ore tra i dipendenti Fincantieri di Sestri Ponente, 750 tra operai e impiegati, è la prospettiva di “tre anni di cassa integrazione al cui termine non si sa neppure cosa succederà”.
Un piano industriale da bocciare, per sindacati e lavoratori già sul piede di guerra, e che rivela anche molte incognite.
“Noi abbiamo sempre chiesto – dice Grondona – e sempre chiederemo che Sestri Ponente continui a restare un cantiere navale, cosa che Financantieri oggi mette invece in discussione. Se qualcuno – sottolinea il segretario generale Fiom riferendosi all’azienda – ha delle alternative, deve metterle nero su bianco, e non fare promesse generiche che lasciano tempo e confermano come dietro non vi sia assolutamente nulla”.
Alberto Maria Vedova – Tamara Turatti