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Debutta l’anagrafe felina: 10 mila i gatti schedati

gatti

Un maxi database in cui ‘schedare’ i gatti italiani. E’ la prima anagrafe nazionale felina: un servizio privato e ad adesione volontaria che ha suscitato l’interesse del ministero della Salute e viene tenuto d’occhio da un gruppo di deputati della Commissione Affari sociali, alle prese con un progetto di riforma della legge 281/91 (sugli animali da affezione e la prevenzione del randagismo) che prevede uno strumento simile a quello esistente per i cani.

Obiettivo: inserire in un cervellone le ‘carte d’identità’ dei 7,5 milioni di gatti ‘domestici’ del Belpaese per garantire, in caso di smarrimento, il ricongiungimento veloce di Micio con la sua famiglia. Ma anche per controllare lo stato di salute della popolazione felina e prevenire eventuali problemi di salute pubblica. L’anagrafe felina, promossa dall’Associazione nazionale medici veterinari italiani (Anmvi) e da Frontline combo education program, ha fatto il suo debutto ufficiale oggi a Milano, dopo un anno di sperimentazione. Ma sono già 10 mila i gatti schedati su tutto il territorio nazionale e “più del 50% le strutture veterinarie private della Penisola hanno aderito al progetto (circa 4 mila su 7 mila)”, spiega Carlo Scotti, presidente senior dell’Anmvi. La procedura, assicurano i camici bianchi degli animali, “è veloce e indolore”. I

l veterinario inietta con una siringa ad hoc il microchip e procede con la registrazione all’anagrafe. Nella scheda riporterà i dati di segnalamento del gatto e quelli informativi del proprietario e “sarà l’unico a poterli usare per favorire il ricongiungimento con la famiglia in caso di smarrimento – precisa Scotti – Una garanzia di sicurezza, perché mette al riparo da qualsiasi uso strumentale dell’anagrafe felina”. Nessun malintenzionato potrà, per esempio, usare quei dati per chiedere un riscatto ai proprietari in cerca del loro micio smarrito, assicurano i promotori dell’iniziativa che ha ottenuto anche il patrocinio della Federazione nazionale Ordini veterinari italiani (Fnovi). Solo un veterinario iscritto all’Ordine può inoculare il microchip. La spesa che il proprietario deve sostenere per ‘schedare’ il proprio gatto varia dai 20 ai 40 euro.

Il servizio dell’anagrafe è attivo 24 ore su 24 e “a differenza dell’anagrafe canina spesso rallentata dalla burocrazia, è uno strumento agile che permette un veloce ricongiungimento ‘familiare’ e la tempestiva individuazione dei gatti di un territorio in caso di malattie infettive o parassitarie degli animali che possono essere trasmesse all’uomo (zoonosi)”, spiegano gli esperti. Basta passare un apposito lettore (di quelli in possesso sia dei veterinari che dei vigili urbani) sopra il microchip dell’animale per identificarlo. L’anagrafe felina, aggiunge Scotti, “va incontro alle esigenze dei veterinari che, da tempo, segnalavano la necessità di un database per la registrazione dei gatti, sulla scia di quello già previsto per i cani. Noi abbiamo raccolto una diffusa e spontanea domanda di identificazione avanzata dai proprietari”.

Il messaggio dell’Anmvi è chiaro: oggi serve una “considerazione paritetica del gatto, per il quale si deve parlare di diritto di cittadinanza alla stregua del cane”. Pari opportunità per Micio e Fido, insomma. Un obiettivo al quale sta lavorando anche la Commissione Affari Sociali della Camera, dove si è concluso un ciclo di audizioni sul ‘restyling’ della legge 281/91. “E’ stato predisposto un testo unificato, che sintetizza più progetti di riforma presentati, e nel quale di parla anche dell’anagrafe felina”, fa il punto il segretario della Commissione, Gianni Mancuso. “L’auspicio – conclude – è di ottenere che, entro l’estate, venga definita la commissione Affari sociali come sede deliberante per accelerare l’iter legislativo. L’unico ostacolo che l’anagrafe potrebbe incontrare è di carattere economico. Il timore è che non le venga attribuita l’obbligatorietà. Ma i tempi mi sembrano maturi per l’istituzione di questo strumento all’avanguardia”. Nel caso in cui partisse l’anagrafe ‘istituzionale’, quella già già attivata dai veterinari italiani confluirebbe automaticamente nella banca dati ufficiale.

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