“Sono ben 4 milioni i ‘binge drinker’ italiani”, ovvero le persone che mandano giù un drink dopo l’altro in un arco di tempo brevissimo, fino a ubriacarsi. A stimare il numero di questi consumatori, che alzano il gomito in modo compulsivo con l’obiettivo di sbronzarsi, è Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio nazionale alcol Cnesps (Iss).
Il fenomeno arrivato dagli Usa e ormai diventato ‘must’ anche in Italia, spopola tra giovanissimi “e tra le ragazzine nella fascia di età 11-15 anni – spiega l’esperto – è diffuso quasi quanto nei maschietti della stessa età”. Sintomo di una moda destinata a prendere sempre più piede anche tra le donne.
E che trova spazio in Facebook e altri social network, con riti shock che rimbalzano da un paese all’altro grazie alla rete. Del resto anche gli investimenti pubblicitari sul web la dicono lunga. “I dati – a detta dell’esperto – forniscono un quadro molto chiaro. Innanzitutto lievitano le risorse spese dal marketing per spingere sul mercato questi prodotti. In Italia siamo passati dai 169 milioni del 2007 ai 307 milioni del 2010. Tradotto in percentuale, siamo a un sonoro +55% in appena 4 anni. E di questi – fa notare – ben 65 milioni sono spesi in spot che viaggiano in Rete”.