Genova. La Sampdoria, dopo 11 anni consecutivi di serie A, sta avvicindandosi sempre di più alla retrocessione. Dopo la sconfitta in casa con il Lecce, infatti, il calendario non apre prospettive rosee, visto che oltre al Milan a san Siro, i blucerchiati hanno la capacità di regalare punti a squadre come Cesena, Parma e Lecce, che sono le dirette concorrenti per il salto in serie B.
Una vera ‘debacle’, causata principalmente dall’amputazione dell’attacco, dai problemi in difesa e da un mercato invernale non particolarmente felice. Ma c’é di più: a parte Palombo che si è sempre battuto per questa maglia, gli altri hanno tirato un po’ troppo a campare con quella riserva di punti accumulati quando là davanti c’erano giocatori come Cassano e Pazzini. “Ma per cosa era stata costruita quella squadra? Per la Champions – ha detto Cavasin -. Questi giocatori sono giocatori da serie A. Questo dobbiamo dimostrare adesso”.
Il problema vero è l’attacco. Pensare di sostituire Pazzini e Cassano con Maccarone e Biabiany è un’iperbole. Perché Biabiany è un ragazzino che deve ancora crescere e Maccarone non è una prima punta. Macheda, che pure nella Nazionale Under 21 si sa far valere, non riesce a incidere più che tanto. Organizzare un reparto offensivo avendo a disposizione solo due seconde punte, con le fasce che non corrono e non riescono a fornire assist, con un centrocampo che se manca Palombo si scioglie come neve al sole non è facile.
“Sono arrivato qui e ho risolto un sacco di problemi – ha detto Cavasin -. La condizione fisica, il gruppo, alcuni giocatori malati. Si risolvono i guasti, poi però lo so anche io che contano i risultati”.
Si parla di esonero, del ritorno di Di Carlo: “Il pensiero di essere mandato via non mi ha sfiorato – ha detto Cavasin – ma se devo dire la mia, sarebbe il peggio del peggio”. Ma risultati non arrivano. “Il presidente Garrone non era in tribuna per motivi personali – ha detto Cavasin – ma mi aveva chiamato e aveva parlato anche con la squadra”.