Cari amici,
questi sono stati giorni particolarmente intensi per la nostra associazione e per l’amministrazione comunale. Quanto è accaduto suscita in noi sentimenti di indignazione e di rabbia per un attacco senza precedenti.
Non abbiamo la pretesa di essere infallibili sul piano politico, sfera largamente opinabile, ma sulle qualità morali e sulla rettitudine del nostro Sindaco siamo pronti a scommettere la nostra reputazione e la nostra credibilità. Lo abbiamo dimostrato nel corso dell’ultima conferenza stampa, quando il Sindaco è stato attorniato dal suo gruppo e dalla sua maggioranza, nessuno escluso. In quale altro Comune poteva accadere un fatto simile?
Forse chi ha orchestrato il tutto confidava che qualcuno si sarebbe sfilato per paura di finire in un calderone di sospetti, e che il Sindaco sarebbe stato lasciato solo a esaurire tutte le energie in una battaglia mortificante. Ebbene, a costoro chiediamo: vi è bastata la prima risposta?
Abbiamo subito una pagina di giornalismo infarcito di falsità, errori, inesattezze grossolane che dimostrano come la volontà di colpire Roberto De Marchi sia stata più forte del dovere di rispettare il protocollo deontologico: attendibilità e verifica delle fonti, analisi e completezza dei documenti, obiettività e serenità.
Probabilmente, ci vien da pensare, ha pesato la frenesia di fare a tutti i costi uno scoop dopo qualche “buco” mal digerito, anche a costo di sposare una demenziale strategia di attacco verso una Giunta atipica che lavora, porta risultati, affronta con forza problemi spinosi e dimostra che un’altra politica è possibile.
Ne è uscita un’inchiesta preparata in fretta e furia, scritta male, sconclusionata, piena di fantasie e di accenti colpevolizzanti non suffragati da nulla, che non a caso sembra già scemare, da un problema di legalità, a una questione di “opportunità”.
La verità è semplice: il privato cittadino Roberto De Marchi, nel 2008, ha stipulato un preliminare di vendita per l’acquisto “sulla carta”, badate bene a prezzo di mercato, di due appartamenti e di due box pertinenziali a Gattatico, appartamenti realizzati dalla cooperativa che ristrutturò il Carmine, sotto la sua presidenza, diversi anni prima. Terminati i lavori, nel 2010 ha proceduto con il saldo finale e con il rogito. Nel trasmettere i tabulati delle vendite, la Cooperativa di costruzioni ha segnalato come chi ha acquistato gli stessi immobili un anno dopo, e cioè nel 2009, ha corrisposto, udite udite, una cifra inferiore!
Ma, si domanderà, questi appartamenti sorgono su terreni ceduti alla cooperativa di costruzioni dai Pii istituti? Si, ma a cederli non è stato il presidente delle Opere Pie Roberto De Marchi, bensì, tra il 2006 e il 2007, il suo successore Roberto Gnocchi. Tutto ciò è vero non perché siamo noi a dirlo, ma perché comprovabile dai documenti in possesso del Sindaco, che sono a disposizione di chiunque voglia prenderne visione. Un buon giornalismo parte da questo, dai documenti che fotografano esattamente la realtà, al di là di ogni possibile interpretazione o, peggio, manipolazione.
Ma perché De Marchi, seppur scevro da ogni incarico pubblico, acquista proprio due appartamenti delle cooperative che realizzarono il Carmine? (A proposito, secondo il Secolo XIX il Carmine ospita appartamenti “glamour” ceduti a privati e non alloggi per ultrasessantacinquenni e disabili gestiti dalle opere Pie, oltre al centro diurno: solo questa cantonata dimostra, evidentemente, quanto meticoloso sia stato il lavoro del giornalista). Perché De Marchi “conosce”, è vero, la cooperativa: ne conosce la solidità finanziaria, la deontologia e la qualità dei manufatti. Conclude così che acquistare due appartamenti da un’azienda che ritiene seria e capace sia un buon investimento. Accidenti, che scandalo!
Appurato che De Marchi acquista nel 2008 quando è un semplice cittadino, nel 2009 diventa Sindaco: esistono legami tra il Comune di Santa Margherita e la Cooperativa di costruzioni di Modena? No, nessuno. Questa cooperativa non ha mai lavorato per il Comune, tantomeno dal giugno 2009 ad oggi. Non c’è insomma alcuna base su cui ipotizzare, anche lontanamente, un qualsivoglia traffico di influenze, argomento per altro già strozzato sul nascere dall’analisi del prezzo pagato per i due alloggi. Prezzo, ribadiamo, del tutto analogo a quello praticato ad altri acquirenti.
Se ancora non bastasse, il Sindaco ha messo a disposizione della stampa (e dei cittadini) copia degli assegni che attestano l’effettuazione, a suo nome, di tutti i pagamenti. Nessun caso Scajola, dunque, come qualcuno si permette di azzardare in città sfiorando il ridicolo e provando a scavare il fondo del barile in cui s’è cacciato.
Stendiamo un velo pietoso, invece, sull’argomentazione secondo cui il privato cittadino Roberto De Marchi, nel 2008, doveva prevedere che nel 2009 sarebbe diventato Sindaco e che dunque avrebbe avuto problemi di “opportunità” da questa vicenda. Domande senza capo né coda, e non solo perché la cooperativa modenese mai ha lavorato per il Comune. Senza capo perché, nel 2008, De Marchi non aveva nemmeno firmato la candidatura ed era ancora ben lungi dal sognare una vittoria elettorale, di fatto giunta con 19 voti di scarto e non senza un certo stupore; senza coda perché non c’è nessuna legge che, in ogni caso, fa divieto a un Sindaco di effettuare investimenti immobiliari nei modi consentiti a qualunque cittadino.
Insomma, cosa resta dell’inchiesta del Secolo? Nulla, o meglio. Noi pensiamo che dovrebbe rimanere solo un’opprimente vergogna in chi, forse per rampantismo, si sta prestando a far da sponda a un gioco sporco, un’operazione di natura politica scioccamente cavalcata anche da quel vuoto spinto che è la nostra opposizione, la quale ha immediatamente protocollato una generica richiesta di dimissioni. E perché mai? Su quali basi? A nessuno, concedetecelo e lasciatecelo dire con forza, conviene sfidare Gente per Santa sul suo terreno: quello della trasparenza, dell’onestà e della rettitudine.
Con cordialità,
Associazione Gente per Santa