Cronaca

G8, sentenza Bolzaneto, depositate le motivazioni: “Richiamarsi al nazismo è massimo disonore”

Aula di tribunale

Genova. Sono state depositate oggi le motivazioni della sentenza di secondo grado pronunciata dalla corte d’appello il 5 marzo 2010, nei confronti dei 38 imputati per i fatti avvenuti nella caserma di Bolzaneto durante il G8, nel luglio 2001.

La decisione della corte, presieduta da Maria Rosaria d’Angelo dopo undici ore di camera di consiglio, aveva confermato la sentenza di primo grado a carico di quattro imputati, mentre aveva dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione per altri 28 imputati tra i quali Alessandro Perugini, ex vicecapo della digos della questura di Genova ai tempi del G8, comunque dichiarati tutti responsabili dei reati ai soli effetti civili e condannati in solido al risarcimento del danno con i rispettivi ministeri. Secondo le motivazioni Perugini “aveva l’assoluta contezza dell’antigiuridicità delle condotte che, anche nella percezione intellettiva del pubblico ufficiale, vengono percepiti come fatti estranei al sistema giuridico dei Paesi occidentali, caratterizzato questo da principi insuperabili di garanzie all’ integrità fisica e morale del soggetto e al diritto di non essere privati della libertà senza la pronuncia di un’autorità giudiziaria”.

In riforma della sentenza di primo grado sono stati condannati anche quattro imputati per un totale di 6 anni e 6 mesi di reclusione. A tutti e quattro sono stati applicati i doppi benefici anche se devono rispondere in solido del risarcimento danni a favore di alcune parti civili.

Tra i passaggi presenti nelle motivazioni della sentenza: “Richiamarsi platealmente al nazismo e al fascismo, al programma sterminatore degli ebrei, alla sopraffazione dell’individuo e alla sua umiliazione, proprio mentre vengono commessi i reati contestati o nei momenti che li precedono e li seguono, esprime il massimo del disonore di cui può macchiarsi la condotta del pubblico ufficiale”. In riferimento, come ricostruito dal processo di primo grado, ai molti ragazzi che hanno riferito di essere stati trattenuti e picchiati nella caserma di Bolzaneto con frasi e inni nazisti e fascisti intonati dai poliziotti durante e dopo le sevizie.

“Questo richiamo ai principi posti a fondamento dei regimi sterminatori razzisti non è solo condotta antitetica ai principi e ai valori costituzionali che sono stati elaborati e codificati proprio per erigere un baluardo giuridico contro i principi e i valori espressi da regimi abietti ma costituisce il più infimo grado di abiezione di cui può macchiarsi la condotta del pubblico ufficiale della Repubblica italiana che ha prestato giuramento di fedeltà alla sua Costituzione”.

Un altro importante passaggio ha riguardato i risarcimenti alle vittime: “Se la famiglia è il luogo dove nasce e si sviluppano il concetto e la natura del rapporto di cittadinanza, che vive di quel patto di fiducia con le istituzioni che lo devono garantire, la distruzione di quel patto di fiducia operato attraverso l’arresto, la detenzione e la sottoposizione a trattamenti inumani e degradanti di chi esercita il suo diritto costituzionalmente garantito – scrivono i giudici -, lede profondamente il diritto sancito dall’ art 2 della Costituzione (“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità”) del quale la famiglia è destinataria”

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