Stamane il consiglio regionale ha approvato la mozione presentata dal consigliere Ezio Chiesa relativa alle problematiche della cantieristica in Liguria
“Ho chiesto un preciso impegno della giunta – afferma Chiesa – in modo particolare su quattro punti: predisporre un disegno di legge che confermi nella pianificazione urbanistica della Regione il vincolo di destinazione industriale e cantieristica per le aree, sia quelle demaniali che quelle di proprietà di Fincantieri, attualmente occupate dal cantiere navale di Riva Trigoso, evitando qualsiasi possibile speculazione edilizia; intraprendere ogni iniziativa necessaria affinché il Governo azionista di maggioranza e Fincantieri riconfermino in Liguria, a Genova la sede della divisione militare e la produzione su due poli, Riva e Muggiano, come previsto nel “Piano Basilico del 1984” e affinché il Governo riattivi il tavolo nazionale, con la presenza oltre del ministero dello Sviluppo economico anche del ministero dell’Economia, nel suo ruolo di azionista controllore dell’azienda per il rilancio della cantieristica e il necessario sostegno finanziario; impegnare il Parlamento, il Governo e Fincantieri affinché vengano assicurati e programmati gli investimenti necessari per continuare l’attività produttiva nelle sue componenti meccanica e navale e garantire l’occupazione e la sicurezza delle maestranze;
impegnare il Governo attraverso Fincantieri affinché venga predisposto un idoneo piano di rilancio della cantieristica”.
Chiesa ha ripercorso gli ultimi avvenimenti che hanno interessato la cantieristica in Liguria dove Fincantieri è presente con tre stabilimenti navali, le direzioni del militare e della meccanica, il centro di ricerca del Cetena ed Orizzonti Sistemi, un insieme di siti produttivi particolarmente rilevanti per numero di addetti e per alte capacità professionali.
“La mozione pone l’obiettivo di mettere al centro del dibattito il cantiere che per le sue specificità/caratteristiche, storia e collocazione geografica (non avendo alle spalle una grande città) – afferma Chiesa – nell’ultimo anno si è sentito più debole, questo è dimostrato anche dalla reazione dei lavoratori e dalla mobilitazione del territorio, il Tigullio, sfociata nella manifestazione a Sestri Levante del marzo scorso”.
Occorre ricordare il ruolo di Fincantieri nel Tigullio dove con i suoi 830 dipendenti, i circa 500 addetti delle ditte di appalto e i circa 1500 occupati nell’indotto rappresenta l’unica grande presenza industriale, non è pensabile che questo territorio possa perdere questa fabbrica, la sua fabbrica, fatto che porterebbe al collasso sociale ed economico di un territorio che non può vivere di solo turismo.
“L’allarme e la preoccupazione è partita quando i vertici di Fincantieri hanno redatto un piano (poi smentito) di razionalizzazione dei siti produttivi – continua Chiesa – prevedendo per la Liguria il ridimensionamento del cantiere per navi mercantili di Sestri Ponente, la chiusura del cantiere di Riva Trigoso con la concentrazione del settore militare in quello del Muggiano”.
Dopo l’annuncio, a seguito della forte mobilitazione dei lavoratori, dei sindacati e delle istituzioni, i vertici di Fincantieri e il Governo hanno smentito l’esistenza del piano derubricandolo a semplice ipotesi di lavoro.
“Purtroppo successivamente il Ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani nel rispondere ad una interrogazione parlamentare ha nuovamente ventilato la possibilità di una “razionalizzazione dell’assetto industriale ligure” – afferma Chiesa – in particolare, il ministro ha ventilato che le attività militari vengano nuovamente concentrate nel cantiere del Muggiano, lasciando a Riva solo il settore Meccanico e la componentistica, così di fatto chiudendo lo storico cantiere navale di Riva”.
Le dichiarazioni del Ministro hanno provocato nuovamente una forte preoccupazione negli oltre 830 addetti, timore che non è venuta meno dall’annuncio fatto dalla direzione dell’investimento di tre milioni di euro per l’acquisto di una nuova gru, in sostituzione della gru ferma dal 2008.
La preoccupazione dei lavoratori è stata ulteriormente suffragata dall’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono nel corso di un convegno svoltosi a Genova il 25 febbraio scorso dove, pur non citando il cantiere di Riva, ha dichiarato: “per sopravvivere alla crisi occorre ridurre la capacità produttiva e quindi i cantieri – ha poi continuato dicendo – che tre stabilimenti in 150 chilometri sono troppi e non esistono in nessuna parte del mondo”.
“Cosa vuole dire Bono con questa dichiarazione – incalza Chiesa – lo scopriremo presto, voci insistenti in ambiti politici e sindacali danno l’uscita del piano industriale di Fincantieri (che sempre da voci sarà un piano di lacrime e sangue soprattutto per la nostra Regione) nei primi giorni di maggio”.
Anche l’attuale situazione nel Mediterraneo rende necessario un forte investimento per potenziare i mezzi della Marina Militare indispensabili a vigilare sulla sicurezza delle nostre coste e che il programma FREMM non è stato ancora completato.
Chiesa ha ricordato come la divisione militare di Fincantieri, come stabilito dal “piano Basilico del 1984” ha sede a Genova e si articola nei due poli produttivi di Riva Trigoso e del Muggiano.
I cantieri di Riva e del Muggiano, oltre a costruire tutte le navi della marina militare italiane, stanno cooperando a strategici progetti industriali con la Francia e gli emirati arabi per la realizzazione del programma FREMM e la costruzione di unità di pattugliatori marini, utili nel mediterraneo, al fine di interventi umanitari.
La mozione è stata votata all’unanimità, con la quale si impegna la giunta a predisporre un disegno di legge che vincoli perpetuamente ad uso industriale le aree attualmente occupate dal cantiere navale di Riva Trigoso, ad intraprendere ogni iniziativa necessaria affinché il Governo, azionista di maggioranza, e Fincantieri S.p.a. riconfermino in Liguria, a Genova, la sede della divisione militare e la produzione su due poli, Riva e Muggiano, e ad impegnare il Parlamento, il Governo e Fincantieri S.p.a. affinché vengano assicurati e programmati gli investimenti necessari per continuare l’attività produttiva e garantire l’occupazione e la sicurezza delle maestranze.