Terremoto Giappone, Celso: “Siamo in contatto con una quindicina di collaboratori”

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Genova. Uno scenario surreale: il Giappone, quattro giorni dopo il terribile sisma che ha sconvolto le coste orientali nipponiche, continua a fare i conti con una catastrofe dalle proporzioni bibliche. Le vittime accertate sono 5 mila ma secondo le stime potrebbero anche raddoppiare, in un ipotetico bilancio finale. Le due esplosioni nella centrale di Fukushima, con 11 feriti accertati e la possibilità di un inizio di fusione, riaccendono l’incubo del nucleare non solo in Giappone ma nel mondo intero.

Eppure, apparentemente, per le strade di Tokio la vita sembra continuare in un’atmosfera di surreale normalità, nonostante l’emergenza nazionale, la borsa a picco e lo spettro di una nuova Chernobyl. “I giapponesi – spiega Alberto De Simone, direttore Celso Istituto di Studi Orientali Genova – sono da sempre abituati a situazioni di instabilità per quanto riguarda il mare e la terra. La reazione che hanno avuto, anche di fronte a questa catastrofe, non deve stupire. Caratterialmente e culturalmente sanno reagire a questo tipo di difficoltà”. L’isituto di studi orientali, racconta poi De Simone, è costantemente in contatto con una quindicina di collaboratori che attualmente si trovano in Giappone.

“Fortunatamente sono quasi tutti dislocati nel territorio circostante Tokio e nella zona settentrionale, non hanno vissuto in prima persona il terribile evento, anche se sono evidentemente scossi e riportano dal ‘vivo’ quello che da giorni noi vediamo da lontano. Solo una famiglia di un nostro collaboratore abita vicino al luogo dove si è abbattuto il sisma, ma non è stata toccata. Nel frattempo i nostri studenti sono molto preoccupati, cercano di monopolizzare gli insegnanti per avere un punto di vista molto più ravvicinato”.

Ad oggi le testimonianze più allarmanti riguardano il pericolo nucleare, che, con le esplosioni nella centrale di Fukushima, da due giorni tiene tutto il mondo con il fiato sospeso. “Abbiamo già riscontrato i primi segni di questa preoccupazione nella popolazione stessa – riferisce De Simone – nonostante il Giappone sia sempre stato considerato un paese all’avanguardia in materia. E’ chiaro che questa tragedia porterà il paese, forse per la prima volta, a interrogarsi. Anche se già da qualche tempo circolavano i primi segni di incertezza. Negli ambienti culturali più di un giapponese si chiede se sia davvero necessario continuare a investire sul nucleare – conclude il direttore del CELSO – o se invece il Giappone, dotato di grandi risorse naturali, non debba puntare su altre fonti di energia, come ad esempio quella eolica”.

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