Genova. Il punto di partenza è sempre il solito: tagli agli enti locali. La coperta è notoriamente corta, sul federalismo le idee sembrano essere poco chiare, le opinioni sono sicuramente divergenti: c’è chi dice che la situazione peggiorerà (soprattutto se non si vogliono aumentare le tasse, o non si vogliono introdurre quelle che il federalismo prevede, come la tassa di soggiorno, per esempio) e c’è chi dice invece che il federalismo migliorerà le cose.
Il risultato, in questo momento, non cambia: molti lavoratori che operano in settori comunali o comunque per delle partecipate, in questi mesi si stanno mobilitando alla parola “privatizzazione”. E’ già accaduto più volte per quanto riguarda l’aereoporto, sta accadendo in questi minuti per ciò che concerne le farmacie comunali e i loro lavoratori e loro lavoratrici.
E’ infatti in corso un presidio davanti a Palazzo Tursi, con una quarantina di camici bianchi con striscioni e bandiere (una manifestazione molto composta), in attesa di poter parlare con l’assessore Senesi.
Sono circa 40 le farmacie comunali distribuite in tutto il territorio, anche nelle zone della città dove difficilmente attività private compirebbero loro investimenti. Il processo di privatizzazione, per quanto non implicherà ovviamente la perdita di lavoro da parte dei dipendenti (potrebbero invece cambiare luogo, modi e tempo di lavoro), potrebbe però privare molti cittadini genovesi di una farmacia raggiungibile facilmente.
Questi discorsi sono ancora prematuri perchè non si conosco ancora le modalità della privatizzazione, che per ora sembra ancora paventata ma al riguardo non ci sono notizie certe né tanto meno una road map e sicuramente anche l’incontro imminente tra i rappresentati delle farmacie e il comune non darà soluzioni certe.