Genova. Segnali positivi dall’analisi dell’andamento di protesti e fallimenti in provincia di Genova nel 2010, effettuata dall’ufficio statistica della Camera di Commercio: dopo un 2009 disastroso, che aveva visto crescere il valore complessivo dei mancati pagamenti dell’85% e il numero dei fallimenti del 50%, il 2010 vede addirittura il crollo del valore dei protesti (-43%) e un forte rallentamento della corsa dei fallimenti (+ 7,9%). Il dato genovese è ancor più incoraggiante se si pensa che a livello nazionale il valore dei protesti è sceso solo del 17,7% mentre i fallimenti continuano a crescere del 20%.
“Anche se non possiamo ancora parlare di ripresa – commenta il presidente della Camera di Commercio Paolo Odone – possiamo dire che il peggio è passato. Certo, il crollo dei protesti può essere dovuto in parte alla riduzione del volume delle transazioni, ma la lettura d’insieme dei due fenomeni ci dice che l’economia genovese può iniziare a tirare il fiato”.
Nel 2010, in provincia di Genova, sono stati levati protesti per il mancato pagamento di cambiali tratte accettate ed assegni bancari per un valore complessivo di 28.893.913 euro, contro i 16.438.900 del 2009 (-43%). Fortemente ridimensionati gli assegni bancari, mentre anche le cambiali sono in netta flessione (-30,7%). In controtendenza le tratte non accettate, aumentate nel numero (da 412 a 908) e nell’importo (+25,5%), anche se il loro valore medio è diminuito del 43%. Nell’insieme, il valore medio dei protesti è sceso del 44.9% rispetto al 2009.
Notizie positive anche dal fronte dei fallimenti. Dopo il boom del 2009, quando le imprese che avevano portato i libri nei tribunali di Genova e Chiavari erano aumentate del 50%, la corsa sembra essersi fermata. Nel 2010 infatti l’aumento dei fallimenti è stato più contenuto: + 7,6%, vale a dire da 119 a 128. La differenza sul 2009 (+ 9) è determinata da 6 sentenze di fallimento del Tribunale di Genova e 3 di quello di Chiavari. Le società nel complesso crescono di 7 unità, le imprese individuali di 2. Guardando alla ripartizione dei fallimenti fra i diversi settori economici, migliora la situazione delle attività manifatturiere (da 23 nel 2009 a 15 nel 2010), in particolare nel capoluogo (da 19 a 10) e del commercio (da 45 a 31). In peggioramento invece le costruzioni (da 12 a 22), i servizi (da 36 a 56), i trasporti (da 11 a 14) e le attività di alloggio e ristorazione (da 7 a 10).
Per quanto riguarda infine l’incidenza dei fallimenti sulle diverse forme giuridiche, aumenta ancora la percentuale delle società a responsabilità limitata (+12,7%, vale a dire da 79 a 89) che sfiorano così il 70% del totale dei fallimenti dichiarati.