Genova. “Ora si sta a discutere se un cantiere deve o meno restare aperto ma il problema è molto più grave. Fra dieci anni, se non cambiamo il modo di intendere il lavoro, le navi questo Paese non le potrà più fare perché mancano i mestieri, manca la formazione”. Giuseppe Bono, ad di Fincantieri si è detto inoltre “sfiduciato e demoralizzato dallo stato in cui versa questo Paese, che proprio non so in che direzione andare” sottolineando anche un’altro deficit culturale: “noi abbiamo preso dei cantieri negli Usa e vediamo che là – ha detto ai sindacalisti – lavorano 1.800 ore l’anno contro le 1.350-1.400 dell’Italia. Parliamo degli Stati Uniti d’America. Ma anche la Corea ci supera. I lavoratori dei cantieri di quel paese sono i più pagati al mondo, ma lavorano 2.200 ore l’anno”.
Davanti a una platea di politici, imprenditori portuali e sindacalisti riuniti al convegno della Uil, a Genova ha poi concluso: “Manca una cultura del fare manca la capacità di guardare avanti. Penso al nostro piano per andare in Borsa nel 2006, era tutto pronto ma le pressioni esterne, a cominciare da quelle dei sindacati, e le scelte del Governo lo impedirono”.