“In Italia le donne medico sono tutte alle prese con lo stesso problema: per loro le ‘stanze dei bottoni’ sembrano precluse”. E’ quanto afferma il presidente nazionale dell’Associazione italiana donne medico (Aidm), Ornella Cappelli, che precisa: “Anche in sanità le donne rivendicano di essere riconosciute per quello che valgono”.
Quanto denunciato dalla Cappelli sembra trovare conferma da quanto emerge dal Conto annuale 2009 della Ragioneria generale dello Stato: degli oltre 45 mila ‘camici rosa’ della Servizio sanitario nazionale, solo il 13% è primario. “E’ sempre sbagliato fare generalizzazioni – spiega la presidente dell’Aidm – ma certo il numero delle donne primario o che ricoprono ruoli di potere, in sanità, è molto basso”.
Per la Cappelli, questa disparità di potere in sanità tra uomini e donne è dovuta soprattutto a due motivi. “Purtroppo, ancora oggi, nell’immaginario collettivo ancora resiste l’idea che il medico è soprattutto uomo. Questo è un retaggio culturale difficile da scardinare. Inoltre – conclude la Cappelli – è ora che le valutazioni per i ruoli dirigenziali vengano davvero fatte con criteri espliciti e trasparenti”.