Genova. Secondo il vicario giudiziale, monsignor Paolo Rigon, ospite questa mattina all’inaugurazione dell’anno giudiziario del Tribunale Ecclesiastico Ligure, la pornografia e l’omosessualità mascherata sono tra le cause di nullità matrimoniale. Monsignor Rigon, alla presenza dell’arcivescovo di Genova, e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, ha chiarito come tra le cause di nullità del matrimonio vi sia la “pornografia dilagante e invadente”, che “presenta la vita sessuale come puro piacere e divertimento” per cui “chi si abitua a questo stile di vita molto probabilmente non riterrà, o sarà incapace, di poter restare fedele ad una sola persona”.
Altro elemento importante secondo Rigon è l’omosessualità, “che qualcuno spera di vincere o di mascherare con il matrimonio – ha detto monsignor Rigon – ma è una illusione”, perché “non sarà possibile, in concreto, restare fedeli al coniuge”.
Nel corso dell’incontro sono stati poi resi noti alcuni dati interessanti. A livello diocesano, delle 100 cause di prima istanza giunte nel 2010 al Tribunale Ecclesiastico Ligure, 46 provenivano da Genova, 5 da Albenga, 15 da Chiavari, 16 da La Spezia, 5 da Savona, 9 da Tortona e 4 da Ventimiglia. L’età media dei richiedenti è di 28-29 anni e le richieste sono da dividere in maniera identica tra uomini e donne.
Dai dati resi emerge inoltre come a chiedere la nullità siano stati soprattutto impiegati (14). Seguono professionisti (9), casalinghe (4), insegnanti (7), disoccupati (4), pensionati (3), operai (2) e altre professioni (6). Le richieste di nullità maggiori si riscontrano tra coloro che sono sposati tra i due ed i cinque anni.
Tra le motivazioni per cui vengono dichiarati nulli i matrimoni, ha affermato ancora monsignor Rigon “tre sono i capi di nullità predominanti nel Nostro Tribunale di prima istanza: il primo è quello che riguarda i problemi psicologici e neurologici nonché l’incapacità grave di assumere ed adempiere agli obblighi essenziali del matrimonio; al secondo posto l’esclusione dei figli dal matrimonio e al terzo posto l’esclusione della indissolubilità, ossia la riserva di separarsi e divorziare se le cose dovessero andare male”.