Genova, interventi da tutta Italia contro le parole di Monsignor Rigon sugli omosessuali

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Genova. Le contestatissime dichiarazioni rilasciate da Monsignor Rigon nei giorni scorsi, in cui ha affermava la necessità per le persone omosessuali di ricorrere alla psicoterapia per ‘guarire’, continuano a suscitare malcontento nel capoluogo ligure e anche nel resto del Paese. Anche l’Arcigay di Genova ha protestato vivacemente e ha domandato maggiore chiarezza sulle parole di Monsignor Rigon, nonostante il Cardinale Bagnasco abbia tentato di mitigare la situazione dichiarando ”Non tocca a noi dare valutazioni di tipo scientifico, ma solo di tipo etico”.

Ora le proteste si stanno allargando, come testimoniato dai numerosi interventi di solidarietà e indignazione. “Oltre a ciò – dichiara Valerio Barbini, Presidente Arcigay Genova – numerosi altri sono stati documentati dalla stampa in questi giorni, per esempio Don Gallo che ci è come sempre vicino e la storica militante Lgbt romana e Presidente di D gay Project Imma Battaglia. Siamo sicuri – continua Barbini – che altre attestazioni di indignazione e solidarietà arriveranno ancora, in giornata e nei prossimi giorni; non basta ancora per Monsignor Rigon? Non basta ancora per il cardinal Bagnasco? Lanciare il sasso e tirare indietro la mano è un comportamento scorretto e poco coraggioso. Ci incontrino, noi o i nostri genitori riuniti nell’Agedo, chiariscano, la misura è colma. La Cultura nasce, io credo, dall’incontro delle differenze, sociali, culturali, etniche, religiose, di orientamento sessuale e di ogni tipo, accettino insieme a noi la sfida del confronto. E’ un cammino più difficile rispetto alle condanne lapidarie – conclude il presidente di Arcigay – ma è sicuramente più utile, ci saremo, senza aggressività, come chiede l’amica Rita De Santis”.

Il Presidente di Texans For Equality, John Jordan Otte, presente a a Genova in questi giorni per girare un documentario, dichiara: “Per anni in tutto il mondo ai membri giovani e fedeli delle chiese cristiane si insegna ad odiare una parte integrante di se stessi per essere amati. Negli Stati Uniti e in Europa molti sono costretti a partecipare a metodi deprecabili della terapia riparativa. Vorrei ricordare a Monsignor Rigon i metodi utilizzati nei primi anni dell’adolescenza che lui suggerisce non solo danneggiano gravemente la mente e l’anima di un giovane uomo o donna, ma vanno contro le pratiche di etica medica e gli insegnamenti di Cristo stesso”. Conclude dicendo: “Come attivista americano per l’uguaglianza e attuale presidente di Texans for Equality, devo condannare questi atti deplorevoli e pregare che i professionisti medici e i genitori si renderanno conto che questo sia il peggiore dei crimini che si può commettere contro i propri figli.”

Vladimir Luxuria, madrina del Genova Pride 2009, ricorda quella giornata e scrive una lettera-appello alla cittadinanza genovese: “Care cittadine e cittadini genovesi, come dimenticare quel 27 giugno 2009, il giorno in cui la vostra città ha ospitato il Genovapride di cui sono stata madrina? L’orgoglio di una città che si apre ai diritti civili, all’inclusione, alla convivenza. Una manifestazione partecipata, molto affollata. Quale ospedale sarebbe riuscito a contenere questa folla di malati? Quale psichiatra si sarebbe impegnato a una guarigione di massa? Un brivido mi corre lungo la schiena – prosegue Luxuria – perché a leggere questa dichiarazione di omosessuali come ‘problema da estirpare’ nel contesto di un tribunale ecclesiastico fa venire alla mente il tribunale dell’ inquisizione che tanti di noi ha mandato a morte, una carneficina della quale la Chiesa non mai fatto il ‘mea culpa’. L’articolo 34 della nostra Costituzione laica stabilisce che “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. A stabilire la definizione di ‘salute’ ci ha pensato l’Organizzazione Mondiale della Sanità: “Stato di completo benessere fisico, psichico e sociale e non semplice assenza di malattia”. Se proprio volessi augurami una cura – conclude Luxuria – allora mi piacerebbe che un giorno si trovi il modo di debellare la pedofilia, estirpare la violenza e le molestie sessuali, lo stalking, l’omofobia. Se non potremo farlo con una pillola o con una seduta psicanalitica, care e cari genovesi, facciamolo con le armi che abbiamo a disposizione: con una parola buona, con un sorriso, con l’indignazione contro simili frasi contro di noi e contro una nuova civiltà.”

Pasquale Quaranta, autore del libro “Omosessualità e Vangelo” e giornalista impegnato per il riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali: “Le dichiarazioni di Monsignor Rigon sull’omosessualità mostrano quanto le gerarchie ecclesiastiche siano ancora dei mezzi di potente legittimazione dell’omofobia. Nella Chiesa cattolica le persone omosessuali si trovano così in una situazione che oscilla tra compassione e ipocrisia. Da una parte, i documenti e i testi vaticani insegnano che l’omosessualità ostacola gravemente un corretto relazionarsi con donne e uomini, che l’omosessualità è collegata a una immaturità psicologica, che la condizione omosessuale è disordinata, che gli atti omosessuali impediscono di realizzarsi e di essere felici, che l’amore delle persone omosessuali è contrario alla volontà di Dio, che le coppie gay e lesbiche legalmente riconosciute sono un pericolo per l’umanità. Dall’altra, i risultati di ricerche scientifiche svolte nell’ambito delle scienze umane dimostrano l’esatto contrario di quanto detto. I gay e lesbiche credenti dicono apertamente con le parole e con i fatti che tra esperienza omosessuale e vita cristiana non esiste alcuna inconciliabilità. Si organizzano in gruppi di preghiera, di studio, di scambio di esperienze. Perché la comunità non può accogliere con gioia la loro testimonianza? – domanda in conclusione Quaranta – Perché la celebrazione dell’amore di una coppia formata da persone dello stesso sesso non può avere la dignità di un riconoscimento comunitario?”.

Il Presidente dell’Agedo Rita De Santis ha scritto oggi una lettera a Monsignor Rigon per invitarlo al confronto: “Le scrivo per chiederle, se fosse possibile un incontro pubblico con lei e con sua Eminenza il cardinal Bagnasco perché come genitore sono convinta che un nostro dibattito sarebbe molto utile.Non voglio pormi nei vostri confronti con una posizione critica avulsa da qualsiasi contesto e neanche in quella posizione che purtroppo molte persone sostengono che la Chiesa prima di correggere gli altri dovrebbe correggere se stessa; solo questo le chiedo, un incontro per una conoscenza perché sicuramente molte volte siamo indotti a parlare per preconcetti e stereotipi e questo non è salutare per nessuno. Potremmo concludere come dice San Tommaso nei detti segreti di Gesù: “Chi cerca non cessi mai di cercare finché non trovi. Quando si trova, si è stupiti, quando si è stupiti ci si meraviglia e si regna su ogni cosa”.

Ivan Scalfarotto (Partito Democratico) dichiara: “Uno come Monsignor Paolo Rigon a suo modo deve anche avere fatto carriera, avendo raggiunto una posizione di alta responsabilità nella diocesi di Genova. Pensate all’impatto devastante che producono le assurdità che l’alto prelato ha detto. L’impatto devastante di una scemenza assoluta sul piano scientifico che probabilmente condurrà famiglie ad accanirsi con cure inutili e crudeli su dei poveri adolescenti o porterà degli adulti sofferenti a mettersi nelle mani di puri impostori”.

Poi è il turno di Cristina Morelli (responsabile nazionale Diritti dei Verdi ): “Sono talmente gravi le frasi dette da Monsignor Paolo Rigon sull’ omosessualità che lasciano senza parole. Com’è possibile che certe dichiarazioni possano essere fatte senza che nessuna Istituzione replici o dica una parola di condanna? Chiediamo che la Regione esca dal suo torpore perché l’inverno sta finendo. Grazie a noi Verdi e a tutte la associazioni lgbt che ci hanno affiancato in quel lavoro durato più di un anno, la Regione Liguria si è dotata di una legge contro le discriminazioni sessuali nel novembre 2009 (legge 52/2009 a prima firma Morelli) che prevede anche campagne informative proprio per evitare che circolino messaggi sbagliati come questo. Tenere la testa sotto la sabbia per evitare di scontrarsi con i diversi “poteri” presenti sul territorio è una politica che alla lunga non può di certo pagare. Ci aspettiamo che il Consiglio e la Giunta esprimano la loro posizione pubblicamente uscendo da questo imbarazzante silenzio.”

L’ultimo intervento è quello di Giacomo Conti (Responsabile Diritti Civili Giovani Democratici Genova): “Sconcerta la frusta equazione “omosessualità=malattia da curare”, fasulla e destituita di ogni fondamento scientifico: vogliamo ribadire ancora una volta con forza che si tratta invece di una delle tante espressioni della sessualità e dell’affettività umane, degna di rispetto come tutte le altre. Allo stesso modo l’esempio quotidiano di tante coppie Lgbt stabili e soddisfatte, nonostante il vuoto normativo presente in Italia, è la migliore smentita dell’accostamento improvvido tra omosessualità e infedeltà. Aleggia uno spirito crociato in queste parole – dice Conti – una volontà di marchiare e condannare che non rispecchia a nostro parere lo spirito evangelico e l’autenticità del messaggio cristiano di amore e compassione verso il prossimo. Chiediamo alle istituzioni ecclesiastiche della nostra città una riflessione approfondita su queste tematiche e la rottura del silenzio tombale che vige di fronte alle discriminazioni e alle violenze contro gay, lesbiche e trans.

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