Genova. Restano ancora sconosciute le cause che hanno portato un 27enne ecuadoriano a picchiare a sangue Luigi De Paoli, l’ottantenne titolare di un negozio di scarpe, ora in fin di vita all’ospedale San Martino. Dopo una prima ricostruzione dei fatti, si è parlato di un possibile rito di iniziazione, ma questa spiegazione sembra risultare poco plausibile.
“In base all’esperienza di noi ricercatori, sia a Genova, che in Italia, che in Europa in generale, non è mai stata riscontrata l’esistenza di riti di iniziazione all’interno dei gruppi – spiega Massimo Cannarella, ricercatore presso il dipartimento di Scienza Antropologiche dell’Università di Genova – più che altro quella dei riti di iniziazione è una trovata giornalistica”.
Cannarella ha parlato dell’esistenza di due tipologie di gruppi, quelli organizzati gerarchicamente, con regole ben precise (ad esempio i Latin Kings e i Vatos Locos a Genova) e quelli estemporanei, cioè formati da ragazzi che si incontrano in piazza e prendendo a riferimento gruppi di strada del Sud America, si danno un nome. “In nessuno di questi casi, comunque, esistono riti di iniziazione – continua il sociologo – non si può escludere il fatto che un gruppo decida di fare una prova, ma non si tratta di una cosa tipica, se mai estemporanea e molto rara”.
Un’altra cosa che lascia perplesso Cannarella sull’episodio accaduto a Genova è l’età dell’aggressore. “Solitamente non si entra in un gruppo a 27 anni, ma a quell’età se ne esce per sposarsi e costruire una famiglia”. Questo fattore renderebbe ancora meno plausibile la teoria del rito di iniziazione.
In Italia, proprio a Genova e a Milano, sono iniziati a formarsi gruppi ben organizzati. “I gruppi nascono con una finalità di integrazione, come un modo per acquisire rispetto nell’ambiente che i giovani latino americani chiamano ‘la strada’ – continua Cannarella – gli episodi di scontro, quindi, sono molto rari, poco violenti e legati quasi esclusivamente alla conquista del rispetto”.
“I ragazzi latino americani che vivono a Genova sono ragazzi come tutti gli altri – conclude il sociologo – vanno a scuola e a volte, purtroppo, abbandonano gli studi per trovare un lavoro. Organizzano feste, stanno insieme durante il giorno e si sostengono emotivamente”.