Genova (Prà-Voltri). 1992, anno delle Colombiane, uno spartiacque per la città di Genova, che da lì avrebbe iniziato un lungo cammino di rinascita, di ristrutturazione. Un paio d’anni prima c’erano stati i Mondiali di calcio, e con loro un po’ di finanziamenti, negli anni seguenti sarebbe arrivato il G8 e infine il 2004 Genova capitale europea della cultura. In quindici anni Genova ha così cambiato volto: il Palazzo Ducale, via San Lorenzo diventata pedonale, il Porto Antico di Renzo Piano e molto altro.
Genova non è però solo il centro, non è solo vetrina per turisti che i dati dicono interessarsi sempre più alla città. Genova è anche porto e lavoro.
1992 dunque. L’anno in cui è stato inaugurato il V.T.E. (Voltri Terminal Europa), che solo due anni dopo avrebbe iniziato l’attività dei terminal contaier: negli stessi anni in cui il centro di genova si rifaceva il look, il ponente cittadino si trasformava. Mentre molti giovani trovavano lavoro tra le sue merci e le sue banchine, il ponente ligure (Voltri, Prà in parte Pegli), perdeva sempre più contatto con il mare. Le coste venivano stravolte, i rumori degli approdi crescevano, aumentava il numero di camion sulla bretella che collega l’uscita del casello autostradale di Prà-Voltri al porto.
I cittadini del ponente genovese, che assistono alla continua crescita del porto (si comincia già a parlare del suo raddoppio) da anni fanno i conti con i problemi che dalle attività del porto vengono creati. A partire dall’inquinamento dell’aria con la crescita delle polveri sottili per arrivare a quello acustico. Proprio per questo, grazie all’iniziativa presa dal dinamico e vivace comitato per Prà, questa mattina i cittadini del ponente genovese si sono riuniti per fare il punto della situazione, per comprendere quali siano le richieste da fare alle amministrazioni locali ma, naturalmente anche allo stesso VTE che negli ultimi anni ha preso dal territorio molto più di quello che è stato in grado di restituire.
Le richieste non sono semplicemente quelle di soldi da rinvestire sul territorio, come effettivamente succede in altri territori, ma anche maggiore trasparenza su tutte le attività e le sue conseguenze. L’esempio ricorrente, nelle voci delle persone e dei promotori del comitato di Prà è quello del Porto di Capodistria, che segnala e rende visibili costantemente i dati rispetto all’inquinamento dell’aria e acustico. Quella per la trasparenza non è solo una battaglia simbolica, e una battaglia pratica che dovrebbe arrivare fino alle autorità garanti dell’Unione Europea, che dovrebbero intervenire dopo che per tre volte in un anno il limite delle polveri sottili è superato.
In città si parla spesso della “questione porto” riducendola a un problema relativo al commercio e (sicuramente fondamentale) ai posti di lavoro. Nella “questione porto”, è questa la richiesta dei cittadini del ponente genovese e dei comitati di cui sono espressione, deve aver un ruolo di promo piano anche la “questione ponente”, la qualità della vita e i suoi costi. Valutare i cambiamenti che questo territorio, che molte persone ricordano ancora come splendida località balneare e turistica degli anni 70, ha affrontato rischiando ora di perdere totalmente contatto con il mare e, ciò che è più grave, a mettere a repentaglio la salute dei suoi abitanti.
Sergio Splendore – Alberto Maria Vedova