Genova. Container radioattivo a parte, i cittadini di Prà e i comitati che li rappresentano, chiedono a gran voce un cambiamento di rotta: un tavolo tecnico permanente per tenere sotto controllo quello che succede all’interno del porto e per monitorare e minimizzare i rischi dell’attività portuale. Al centro, un solo obiettivo: sicurezza e salute, per i dipendenti che ogni giorno lavorano sulle banchine del VTE, e per i cittadini che abitano a poche centinaia di metri dal porto container più grande d’Europa.
“Quando parliamo di polveri sottili, parliamo in primis di sicurezza e di cittadini che abitano a 200 metri di distanza – spiega Nicola Montese, comitato per Prà – Il caso del container radioattivo è solo la punta dell’iceberg e come tale è stata una cassa di risonanza per rimettere in discussione quello che vorremmo da tempo: un tavolo tecnico permanente dove ci siano le istituzioni, cioè coloro che dovrebbero rappresentarci, l’Autorità portuale, il porto in termini di azienda, gli operai e la cittadinanza, in questo nuovo modello che dovrebbe vedere tutto il ponente unito nel farsi risarcire quello che gli è stato tolto nel tempo”.
Non solo polveri sottili, ma anche inquinamento acustico, rifiuti tossici, e tonnellate di CO2. “Con il tavolo tecnico permanente chiediamo che tutti i soggetti coinvolti possano, in maniera strutturata, decidere le migliori azioni per tenere sotto controllo i rischi – aggiunge Andrea Di Fresco, comitato per Prà – Ogni giorno con l’accesso al porto, transitano 3, 4 mila tir, mentre le navi in assenza di elettrificazione delle banchine, producono tonnnellate di CO2. Una nave in avvicinamento emette 7 mila 500 kg di CO2 in un’ora, pari a 700 vetture a motore acceso 24 ore su 24. Tutto questo non è monitorato – sottolinea Di Fresco – i cittadini non hanno dati, non ci sono controlli sulla qualità dell’aria, per non parlare dell’inquinamento acustico, soprattutto di notte, per la movimentazione dei carrelli e dei container”. Soluzioni possibili? “Vorrei poter chiudere gli occhi e non vedere più questo scempio, ma non si può. Al contrario, si può arrivare a una convivenza sostenibile. Non perchè siamo visionari, ma perchè in altri posti nel mondo è già realtà. Per esempio nel porto di Capo d’Istria, che è un terzo del VTE, la prima cosa che balza agli occhi sono gli eco data, che riportano i valori delle polveri sottili e i decibel dell’inquinamento acustico”.