Genova. Una storia che il quartiere di Molassana non dimenticherà facilmente, quella di ieri mattina, in cui hanno perso la vita 4 persone durante un folle gesto di Carlo Trabona, probabilmente geloso della moglie. Oggi, ad un giorno di distanza dalla tragedia le figlie raccontano alla polizia le violenze subite dalla loro povera madre.
“Una volta ho visto mia mamma con un occhio nero e mi sono preoccupata. Le ho chiesto se fosse stato papà ma lei ha negato. Mi ha detto no, papà è bravo sono caduta dalle scale”. Ha raccontato alla polizia Maria Pina Trabona, una delle figlie di Carlo Trabona il muratore in pensione di 74 anni che ieri mattina ha scatenato l’inferno nel quartiere di Molassana a Genova, uccidendo i due fratelli Loreto e Angelo Cavarretta, la moglie Antonina Scinta, togliendosi poi la vita.
Un episodio che sarebbe il culmine, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, di una lunga escalation di violenze domestiche, dovute principalmente alla falsa convinzione di Trabona che la moglie, la sua Nina, lo tradisse col dirimpettaio e amico, Loreto Cavarretta.
Questa mattina Maria Pina e Caterina Trabona sono andate a parlare col pm Vittorio Ranieri Miniati per chiedere quando sarà liberato l’appartamento di via Piacenza teatro di una parte della strage: è infatti sul ballatoio dell’appartamento che il muratore in pensione ha ucciso la moglie, sparandosi poi alla tempia. Sempre oggi il pm ha dato l’incarico al medico legale Marco Canepa per l’autopsia sui quattro corpi. Intanto gli agenti della squadra mobile di Genova hanno identificato il proprietario della pistola con cui Trabona ha sparato ieri mattina, che risulterebbe rubata nel 1979. L’uomo, di cui non sono state ancora diffuse le generalità, verrà sentito nelle prossime ore.