Genova. Questa mattina, a Palazzo Tursi, è stato sottoscritto il Protocollo d’intesa per la gestione del database condiviso delle aree produttive potenzialmente disponibili nel territorio del Comune di Genova. Tra i firmatari, il sindaco Marta Vincenzi, il presidente della Camera di Commercio Paolo Odone, il presidente di Confindustria Genova Giovanni Calvini, il presidente di Assedil Maurizio Senzioni, l’amministratore delegato di Sviluppo Genova Pier Giulio Porazza, la presidente di Confesercenti Patrizia De Luise, il presidente di Confartigianato Felice Negri, il presidente del CNA Achille Giacchetta, e il vice presidente vicario di Ascom-Confcommercio Antonio Ferrarini.
“Attendevamo da tempo il censimento delle aree industriali dismesse. Secondo tutti noi devono tornare ad essere produttive – ha spiegato Odone – Oggi non si prevede una manifattura industriale pesante, ma l’alta tecnologia, che a Genova ha un suo centro di eccellenza nazionale. L’Istituo italiano di Tecnologia, gli Erzelli con Seamens e con Ericcson che arrivano come quartier generale, il gruppo dirigente di Merks da 400 a 800 persone che vengono a Genova, danno segno che le belle città servono anche pe chi vi lavora e viene da fuori.
Meglio a Genova, che è una stupenda città che adesso sarà collegata con il resto dell’Italia e dell’Europa, con il terzo Valico o la Gronda. È meglio inserirsi qui dove tra l’altro le aree industriali e residenziali costano addirittura un quarto che a Milano”.
Ma i centri commerciali che ruolo possono assumere in questo rilancio? “C’è un dato oggettivo di assoluta correttezza, prima di tutto il dato demografico, come si fa a pensare di suddividere una torta che ormai lascia poche briciole a tutti? – ha aggiunto Odone – I centri commerciali potrebbero soltanto dare lavoro, si spera, in quei determinati luoghi ma, in realtà, se ne manda a casa il doppio, le botteghe e i piccoli negozi. I centri commerciali rischiando di trasformare le città in luoghi per fantasmi serali”.