Genova, Anno Giudiziario: processi lunghi e boom di baby criminali

tribunale

Genova. Si è tenuta oggi la cerimonia di apertura dell’anno giudiziario al tribunale del capoluogo ligure. Tanti i tempi affrontati nell’aula, dalla questione morale alla la riforma della giustizia, dallo scontro tra politica e magistratura fino all’autocritica nei confronti della categoria.
Ma, nel corso della relazione  sono emersi particolari interessanti riguardo ai numeri, al tipo di reati e dei colpevoli. Secondo le parole del procuratore generale della Corte d’appello di Genova, Luciano Di Noto, nel 2010 sarebbero aumentati i baby criminali in Liguria. Nel corso del 2010 è raddoppiato infatti, da 202 a 410, il numero di bambini di età inferiore ai 14 anni denunciati. Lo scorso anno, la procura generale ha esaminato 23.662 sentenze penali dei giudici di primo grado del distretto, oltre a 2.659 ordinanze e 1.619 sentenze civili. Una mole di lavoro affrontata da un personale, sia togato che amministrativo, in perenne sottorganico: mancano 18 magistrati e oltre 60 unità nel settore amministrativo. Sono inoltre aumentati i casi di prescrizione dei reati, maturati già nella fase delle indagini preliminari e i casi di mancato esercizio dell’azione penale. Per quanto riguarda le intercettazioni telefoniche, infine, sono state in totale 5.696, in 641 procedimenti, e hanno riguardato 4.419 persone. Queste, in particolare, sono state usate nei casi di traffico internazionale di stupefacenti, peculato, corruzione, turbativa d’asta, usura e ricerca dei latitanti.

Altro dato interessante riguarda poi i tempi di esecuzione dei processi, troppo lunghi per la giustizia ligure. In primo grado nel settore civile ci vogliono in media 822 giorni per definire un processo, e ben quattro anni in appello. Va meglio nel settore penale, dove per arrivare a una sentenza si aspettano in media 13 mesi. Lo ha annunciato il presidente della Corte d’appello di Genova, Mario Torti, durante la sua relazione.

Ma quali sono in particolar i reati in Liguria? Restano sempre primi in classifica quelli legati all’immigrazione clandestina, mentre diminuiscono quelli di violenza sessuale, gli omicidi volontari, consumati e tentati, e i delitti di associazione a delinquere di stampo mafioso. In particolare, sono aumentati del 289 per cento i reati di clandestinità, di stalking (+ 222,5%), riduzione in schiavitù di donne straniere (114,2%), riciclaggio (79,2%) e sequestro di persona (65%) e di traffico illecito dei rifiuti (54,8%). In forte calo, invece, le violenze negli stadi e i reati contro la pubblica amministrazione, come il peculato (da 57 a 33 casi), concussione (da 20 a 12) e turbativa nei pubblici incanti (da 16 a 5). E’ aumentato anche il lavoro delle procure minorili, che vedono soprattutto i minori stranieri indagati per violenza (i latinoamericani), furti (nomadi o moldavi), traffico di stupefacenti (nordafricani).

Durante l’incontro non sono mancati chiarimenti da parte della categoria: “Noi magistrati – ha detto il presidente della sezione ligure dell’Associazione nazionale dei magistrati, Francesco Pinto- siamo dalla parte della Costituzione, sulla quale abbiamo prestato il nostro giuramento di fedeltà. E’ l’unico ‘padrone’ cui riteniamo di essere sottomessi: non desideriamo alcun trono sotto il quale soggiacere, sia pure in posizione di privilegio e denunciamo con forza alla pubblica opinione il carattere eversivo delle pesanti intimidazioni cui sono sottoposti anche in questi giorni valorosi magistrati che fanno solo il loro dovere. La questione morale – ha continuato Pinto – non è un fatto che riguarda solo la giurisdizione, perché si fa riferimento in generale a un sistema di rapporti privati fondati sull’interesse personale anziché su quello pubblico, non sempre rilevanti in sede penale, ma in grado comunque di condizionare negativamente i meccanismi di funzionamento delle istituzioni. Questione che riguarda anche la magistratura, vedi il caso della P3. Il pericolo è grave: la vera lesione della indipendenza e credibilità della giurisdizione non sta nelle idee dei magistrati ma nel coinvolgimento in centri di potere soprattutto se occulti”.

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