Chiavari. L’associazione Ayusya spiega che, nonostante i numerosi appelli di animalisti e amanti della natura, la fiera di Chiavari vede ancora la presenza di tre banchi vendita di animali di affezione .
Tortore diamantine, diamanti di Gould, verdoni mutati, canarini, bengalini, cocorite, inseparabili, calopsiti, personate, orsetti di Russia, criceti, conigli, cincillà, roboroski, scoiattoli del Giappone, pesci, tartarughe dulcacquicole, cani (bassotti, beagle, shit-su, pekinesi, cocker spaniel, volpini) e quant’altro.
“La vendita di animali, di qualsiasi animale, è un affronto alla morale, un affronto all’etica: l’uomo si considera più avanti degli altri animali e si comporta come il peggiore nemico della vita individuale, come il peggior nazista nelle decisioni olocaustiche e come il più bieco venditore di vite – spiega l’associazione – Ogni animale, ciascuno nella sua diversità, ha desiderio di vivere, di essere libero, di stare bene, coltiva affetti personali e struttura una vita sociale intra ed interspecifica. La commercializzazione di questi individui gli impedisce tutto ciò”.
“Sino a quando ci saranno persone disposte a comprare vite e persone ‘felici’ di venderle non ci sarà rispetto – concludono – Poiché nel Tigullio esiste un Comune che ha aperto un percorso innovativo sul territorio locale emanando un’ordinanza che vieta l’esposizione e la vendita di animali in fiere itineranti (parliamo del Comune di Lavagna) rinnoviamo la richiesta a tutti i Sindaci del comprensorio: prendere in considerazione la possibilità di seguire l’esempio lavagnese che ha trovato ampissimi consensi tra i cittadini”.