Serra Riccò. Nel corso del processo tenutosi oggi per l’incidente avvenuto a Serra Riccò il 26 gennaio 2005, quando durante il travaso di gpl da un’autocisterna a un serbatoio interrato si verificò un’esplosione che uccise il caposquadra dei vigili del fuoco, Giorgio Lorefice, il giudice Pastorini ha disposto una nuova perizia per accertare le cause e le modalità dello scoppio. Due persone sono imputate di incendio colposo aggravato, omicidio colposo e lesioni gravi: Alessandro Pellegrini, titolare della ditta di autotrasporto del gas Sa.Re.Gas, e l’autista dell’autobotte Simone Bonomelli.
In particolare il giudice, che il 18 gennaio affiderà l’incarico a un perito, intende accertare le modalità di erogazione del rifornimento di gpl effettuato dall’apposito impianto e se sia stato correttamente effettuato da parte della ditta rifornitrice di gpl. I legali dei due imputati, gli avvocati Camillo Ciurlo e Paolo Sommella, hanno sostenuto la tesi secondo la quale l’automezzo iniziò a perdere gasolio solo dopo il rifornimento di gpl e il sospetto è quello che, in quella circostanza, fu compiuto qualche sbaglio da altri.
Il pm Biagio Mazzeo, il 30 novembre scorso aveva chiesto tre anni ciascuno per i due imputati sostenendo che l’autobotte non era in condizione di manutenzione idonea e che qualcosa di anomalo era avvenuto durante la fase di rifornimento di gas. “L’impianto non era in efficienza – aveva detto – e né l’autista né il titolare della ditta vi hanno prestato attenzione”.
L’esplosione in cui morì Lorefice, 50 anni, sposato e con due figlie, avvenne nel primo pomeriggio mentre nel cortile dell’azienda GBM, a Serra Riccò, era in corso un incendio scoppiato durante le operazioni di travaso. Il vigile del fuoco, intervenuto con i suoi compagni per spegnere l’incendio, fece appena in tempo a gridare “via tutti” e poi fu investito dall’esplosione dell’autobotte.