Genova. “Siamo in attesa che venga definito il programma definitivo per lo smaltimento del container radioattivo, nel frattempo, però, vorremmo essere avvisati e, soprattutto, informati sui rischi che corriamo”. Andrea di Fresco, Comitato Per Prà, chiede trasparenza e comunicazione a nome dei cittadini della delegazione ponentina.
La questione del container radioattivo, nonostante le continue rassicurazioni da parte delle istituzioni, continua infatti a tener banco, agitando in particolar modo i sonni dei “praesi”. Fermo al terminal Vte dal luglio scorso, il container proveniente dagli Emirati Arabi Uniti e diretto nell’alessandrino, a oggi crea allarme soprattutto per l’incertezza che gravita intorno al suo contenuto. Secondo la documentazione di accompagnamento del carico dovrebbe trattarsi di rame, ma la radioattività registrata è invece riconducibile a Cobalto 60, ma di fatto nessuno sa cosa contenga. Quando ne è stata rilevata la radioattività, la società terminalista lo ha spostato in un’area ritenuta sicura, dove è stato isolato con una barriera di cemento ed acqua in attesa della bonifica definitiva, attesa, secondo quanto dichiarato dall’assessore Francesco Scidone, entro febbraio. “L’assessore Scidone si è dimostrato sereno e molto rassicurante, ma nei cittadini prevale grande diffidenza e sfiducia – continua Di Fresco – Non abbiamo notizie e quello che sappiamo viene da stampa e internet, creando in noi disagio, dubbi e fantasie”. La paura è per la sicurezza, ma anche e soprattutto per il momento in cui il container verrà aperto con uno speciale robot, secondo quanto disposto dal ministero dell’Interno. “Ormai immaginiamo gli scenari più tragici in molti si chiedono perchè non mettere il container su una chiatta, per aprirlo poi in mare aperto, così da scongiurare ogni pericolo”.
L’apertura del contenitore, necessaria per la bonifica, è tuttaltro che semplice, e anzi, se si considerassero valide le ipotesi di trame terroristiche, sarebbe anche molto pericolosa, perchè le porte potrebbero essere connesse all’ordigno. “Vorremmo che chi ci rappresenta si facesse in quattro per tranquillizzarci e per difendere la nostra salute, ma a oggi prevale il silenzio” conclude Di Fresco. Quanto al rischio radiazioni, 400 portuali hanno fatto analisi per verificare eventuali contaminazioni, tutte finora con esito negativo. Ma i cittadini, che vivono la quotidianità a pochi metri dal container, continuano a essere preoccupati per la loro sicurezza. “Ci hanno dato rassicurazioni e hanno messo il container in sicurezza – ha spiegato Lilli Lauro, consigliera Lista Biasotti in Comune, di ritorno da un sopralluogo – ma sulla fascia di rispetto di Prà, che è proprio lì vicino, i bambini vanno a giocare, e c’è chi va a passeggio o chi corre. Almeno quella potevano isolarla”.