Cronaca

Caso Ruby: i sogni di Karima e gli incubi del Premier

Ruby rubacuori no censura

“Prima, quando è scoppiato il casino, pensavo alla fama, alla carriera. Ora vorrei solo che finisse tutto. Vorrei togliermi l’etichetta che mi hanno messo. Poi mi sposo e penso alla famiglia”. Così Karima El Mahroug, 18 anni, alias Ruby Rubacuori, al settimanale Oggi. Anche il fidanzato di Ruby, Luca Risso, 41 anni, gestore di due notissime discoteche genovesi si rileva: “Da ciò che so – dice – è stata a casa del presidente del Consiglio diverse volte. Non so quante. Premesso che a me non interessa tanto il suo passato, credo a quello che mi ha detto. E credo che non esistano né filmati né foto che ritraggono Ruby. Se li avesse avuti, ad agosto, prima che esplodesse il caso, quando eravamo solo amici, chiacchierona com’era, me li avrebbe fatti vedere sicuramente. La verità è che non ci sono – dice Risso riferendosi alla perquisizione di venerdì – Cercavano video, foto, documenti, relativi a un eventuale rapporto o relazione che legasse Ruby al presidente del Consiglio. Cercavano anche documenti che provassero la cessione di beni di grande valore, documenti bancari….Noi – aggiunge Risso – eravamo in mutande e accappatoio. Poiché non funzionava il campanello, si sono messi a picchiare alla porta. Per mezz’ora, perché non sentivamo. Hanno preso diversi telefoni, anche vecchi, macchine fotografiche, tutto ciò che contiene schede di memoria. Poi il computer. Tutto. Foto di vecchie vacanze. Hanno anche sequestrato due Rolex, tra cui uno rotto di mia mamma. Cercavano regali fatti a Ruby”.

Intanto la vicenda fa il giro dei palazzi romani scatenando una girandola di commenti.
“Nessun colloquio telefonico tra il Presidente del Consiglio e il Presidente della Repubblica”. Lo fa sapere il Quirinale in una nota nella quale si aggiunge che “si smentisce egualmente che il Capo dello Stato abbia letto o comunque ricevuto, non competendogli in alcun modo, le carte trasmesse dall’Autorità giudiziaria alla Camera dei Deputati che dovrà pronunciarsi sull’autorizzazione richiestale a eseguire una specifica perquisizione”.

“Naturalmente – prosegue il testo – il Presidente della Repubblica è ben consapevole del turbamento dell’opinione pubblica dinanzi alla contestazione, da parte della Procura della Repubblica di Milano al Presidente del Consiglio, di gravi ipotesi di reato, e dinanzi alla divulgazione di numerosi elementi riferiti ai relativi atti d’indagine. Senza interferire nelle valutazioni e nelle scelte politiche che possano essere compiute dal Presidente del Consiglio, dal governo e dalle forze parlamentari, egli auspica – conclude il testo diffuso dal Quirinale – che nelle previste sedi giudiziarie si proceda al più presto a una compiuta verifica delle risultanze investigative”.

Nicole Minetti, consigliere regionale lombardo del Pdl, nega che il premier sapesse della minore età di Ruby e dice con chiarezza di non voler lasciare l’incarico. “Non ho intenzione di dimettermi” ha ribadito il consigliere regionale, che per alcuni minuti ha lasciato i lavori dell’aula per recarsi in bagno, attorniata da decine di giornalisti, fotografi e operatori televisivi. All’uscita della toilette la Minetti, presa letteralmente d’assalto dai cronisti, non ha nascosto il malumore sottolineando di non aver alcuna intenzione di parlare con i giornalisti. La Lega vuole il federalismo e non spinge, per ora, per le elezioni. Marco Reguzzoni, capogruppo alla Camera, ammette che il caso Ruby ”preoccupa, perché distoglie l’opinione pubblica dai temi veri del Paese che sono le riforme” ma sul punto è chiarissimo: ”Le elezioni sono più vicine? Ora dobbiamo pensare a fare le riforme. Per la Lega è importante raggiungere il traguardo delle riforme, approvare il federalismo fiscale e andare avanti con l’azione del governo”.

Secondo il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ”l’indagine milanese sul presidente del Consiglio evidenzia una vera e propria emergenza democratica” mentre il ministro degli Esteri, Franco Frattini, parla di ”azione giudiziario-mediatica che si rivelerà come anche in passato una grande montatura”. Ma per Carmelo Briguglio, capo della segreteria politica di Futuro e Libertà, “non si può buttare tutto a complotto o macchinazione dei magistrati. Non si può chiedere al presidente del Consiglio che si dimetta ma che il premier di fronte a queste accuse dia spiegazioni al Paese e al mondo. Che dia spiegazioni pubbliche e che vada dai magistrati a difendersi”. “Qualora non dovesse dare spiegazioni dovrebbe dimettersi” aggiunge l’esponente di Fli.

”Per me rappresentare questo governo è stato, è e sarà ragione di onore, in Italia e all’estero” ha dichiarato ai giornalisti a Bruxelles il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, rispondendo a una domanda sul caso Ruby. Di tutt’altro avviso il parlamentare europeo dell’Idv, Luigi De Magistris, che rivela di aver “provato vergogna e imbarazzo oggi al cospetto dei colleghi del Parlamento europeo. Non in quanto italiano, essendo l’Italia un grande Paese animato da un grande popolo, ma perché il nostro governo è un sultanato pornografico e palazzo Chigi si è trasformato in uno squallido postribolo”. Secondo il presidente dell’Idv, Antonio Di Pietro, non sono le feste nelle abitazioni del premier a metterlo con le spalle al muro.

“Chiediamo al Parlamento di sfiduciare Berlusconi – ha affermato l’ex pm alla Camera – non per quello che fa nel privato delle sue stanze ma per quel che non fa per il Paese”. “Il mondo ci guarda, allora visto che ce l’ha così intensa, Berlusconi si ritiri a vita privata – dice a chiare lettere il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani – Berlusconi si liberi, e ci liberi, dall’imbarazzo. Vada a farsi giudicare, si dimetta e affidi il percorso al presidente della Repubblica e al Parlamento se ha un minimo di consapevolezza della situazione”. Il Pd ha chiesto in Aula le dimissioni del premier. Ad avanzare la richiesta è stato il capogruppo del Pd alla Camera, Dario Franceschini, al quale si è associata l’Italia dei Valori. “Se ha un sussulto di responsabilità si dimetta – ha sollecitato Franceschini – Quando un uomo di Stato è coinvolto in una vicenda come questa, la sua prima preoccupazione è non coinvolgere il proprio Paese, la sua immagine internazionale e le istituzioni”. Analoga richiesta di dimissioni è stata avanzata in Senato dai capigruppo Anna Finocchiaro e Felice Belisario. Il Partito democratico ha anche lanciato una mobilitazione in tutta Italia con la raccolta di firme per chiedere “il rispetto della dignità delle donne, calpestata dalle ultime vicende che interessano il presidente del Consiglio”. Lo hanno proposto le donne della segreteria Pd, durante la riunione nella sede del partito.

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