Genova. Tutti gli organi di stampa nazionali stamattina facevano notare come per opera del portoghese compianto solo da una parte del naviglio e da pochi altri, la coppetta nazionale sia diventatata un titolo. “Titulo” ad essere precisi.
La Sampdoria a questo titolo ci ha voluto credere: giocare il quarto di finale a Marassi contro un Milan decimato (sette gli assenti a centrocampo) con un paio di neo acquisti da testare, poteva essere un’impresa alla portata dei blucerchiati nonostante le assenze.
Invece uno strepitoso Milan nel primo tempo ha voluto mettere le cose in chiaro sin da subito, fra l’altro con uno degli uomini più criticati di questo periodo: Alexandre Pato, in goal al ’17 e al ’22. Lì l’errore del Milan è stato quello di credere che la partita fosse chiuse. La Sampdoria dal secondo tempo in poi, infatti, ha fatto di tutto per ricordare che in campionato è la squadra che ha colto più punti sul proprio terreno di gioco.
Il gol che ha riaperto la partita e ha tenuto in bilico la qualificazione fino all’ultimo secondo è stato segnato da Guberti al ‘6 minuto del secondo tempo. Da lì la Samp ha avuto la forza di essere pericolosa, ma ha incontrato un Milan che ordinato a rintuzzato tutti gli attacchi senza subire pericoli.
La grande attesa per il ritorno di Cassano a Genova sì è consumata a dieci minuti dalla fine della partita. L’attesa, a dire il vero, era più per i media nazionali che per la città di Genova e i tifosi della Samp. L’attesa si è consumata precisamente al ’78: Cassano si alza dalla panchina, viene accolto da una selva di fischi (che lo coglierà tutte le poche volte che toccherà la palla) e un unico coro, assordante, impronunciabile. Difficile stigmatizzare il coro.
Lo avevamo anche detto in queste pagine, tifosi che negli anni hanno visto passare e andare via gente come Roberto Mancini (che al suo ritorno divise il pubblico), Gianluca Vialli (passato alla Juve), ma anche Vincenzo Montella (che compì il tradimento perfetto dalla sponda Nord del Grifone a quella della blucerchiata della Sud, da cui si fece amare con 54 reti in 83 partite) non avrebbe neanche avuto il tempo di rimpiangere Cassano. Infatti, selva di fischi. Ma è il Milan ad andare avanti e la Sampdoria a fermarsi.