Cronaca

Allarme ambientalisti: “No a revisione degli incentivi per energie rinnovabili”

pale eoliche

Allarme delle principali associazioni ambientaliste italiane sulle conseguenze negative che potrebbe avere la proposta di schema di decreto legislativo, attualmente all’esame delle Commissioni parlamentari competenti, che recepisce una direttiva europea in materia di promozione delle fonti rinnovabili.

Ad allarmare gli ambientalisti è la parte del decreto che riorganizza il sistema degli incentivi alle fonti rinnovabili. A lanciare il j’accuse sono state Greenpeace, Legambiente e Wwf, assieme a tre delle principali organizzazioni del settore delle fonti rinnovabili.

Le associazioni hanno proposto una serie di emendamenti il cui obiettivo, hanno spiegato, “è quello di migliorare il testo del decreto e, al contempo, garantire stabilità al mercato delle rinnovabili, l’efficienza negli incentivi e il perseguimento degli obiettivi fissati al 2020”.

Gli emendamenti proposti dalle associazioni toccano alcuni dei punti del decreto. In particolare si critica la limitazione degli impianti solari fotovoltaici a terra, proponendo di distinguere i casi di aree agricole di pregio dalle altre e affidando la competenza alle Regioni. Inoltre le associazioni richiedono la riduzione del taglio del prezzo dei Certificati Verdi del 15% del valore attuale, e non del 30%, più congruo rispetto ai costi effettivi.

Secondo le associazioni lo schema di decreto, “pur contenendo alcuni elementi positivi, in particolare fa notevoli passi in avanti per quanto concerne l’incentivazione della generazione termica e della biomassa, prevede una revisione dei meccanismi incentivanti che rischia di bloccare lo sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia, in particolare di alcune tecnologie più promettenti come l’eolico e il solare fotovoltaico, e che potrebbe avere conseguenze negative per l’intero settore”.

“Sarebbe molto grave – dichiarano i rappresentanti di Greenpeace, Legambiente, Wwf, Fondazione sviluppo sostenibile, Kyoto Club e Ises Italia- se l’effetto netto del decreto fosse proprio quello di mettere in discussione la capacità del Paese di centrare gli obiettivi europei del 2020, ostacolando l’importante occasione di sviluppo di filiere industriali in Italia e la creazione di decine di migliaia di nuovi posti di lavoro, oltre a quelli già creati fino ad oggi”.

L’attuale sistema degli incentivi alle fonti energetiche rinnovabili, avvertono, ha consentito all’Italia di attrarre investimenti per miliardi di euro con effetti concreti sia sul lato della produzione di energia sia sul lato occupazionale. Per gli ambientalisti questi risultati sono stati raggiunti grazie a un sistema nazionale di incentivi che oggi necessita di una profonda revisione al fine di eliminare alcune distorsioni interne e rispondere in maniera più efficace agli obiettivi europei al 2020 in tema di incidenza delle fonti rinnovabili e di riduzione delle emissioni di gas serra.

“Non vorremmo che – concludono – dopo un’assurda campagna di disinformazione sulle fonti rinnovabili, il Governo con l’intento ufficiale di sistematizzare gli incentivi alle rinnovabili, ne provochi di fatto un rallentamento se non il blocco di alcune tecnologie”.

“Le critiche al decreto sulle rinnovabili, che recepisce la direttiva europea sulle fonti rinnovabili, ci sembrano ingenerose. Sul decreto, attualmente all’esame delle commissioni parlamentari, siamo aperti al confronto”. E’ quanto dichiara Stefano Saglia, sottosegretario al ministero dello Sviluppo Economico con delega all’energia, in merito alle critiche mosse al decreto sulle rinnovabili da parte delle associazioni ambientaliste. “L’Italia resterà il primo paese europeo per incentivi – assicura il sottosegretario – mentre Paesi leader del settore come Spagna e Germania stanno riducendo gli incentivi pubblici. Il nostro progetto tende a ridurre i sussidi gradualmente e a sostituire il meccanismo dei certificati verdi che in taluni casi ha sostenuto più la rendita che lo sviluppo. Non possiamo dimenticare che gli incentivi alle rinnovabili ricadono sulla bolletta degli italiani. Se l’attuale meccanismo non verrà corretto, nel 2020 avremo un esborso di 9 miliardi di euro”.

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