Maxifrode fiscale in materia di Iva messa a segno da società con sede in alcune regioni d’Italia. Sono stati i militari della guardia di finanza di Milano a scoprirla effettuando 150 perquisizioni.
Secondo gli accertamenti, attraverso transazioni fittizie di quote di emissione di gas a effetto serra (i certificati CO2), la frode si aggira a diverse centinaia di milioni di euro.
L’operazione, in corso in Lombardia, Veneto, Piemonte, Liguria, Toscana, Lazio, Campania, Abruzzo e Friuli-Venezia Giulia, sta avvenendo anche grazie al supporto dei reparti delle Fiamme Gialle competenti per territorio ed è coordinata dal procuratore aggiunto di Milano, Francesco Greco e dal pm Carlo Nocerino.
I reati contestati sono associazione per delinquere finalizzata alla truffa ai danni dello Stato, emissione di fatture false e riciclaggio.
Le aziende e le società perquisite, ipotizza la procura di Milano, acquistavano i certificati nei Paesi all’estero, dove non c’é la tassazione Iva, e le rivendevano in Italia applicando invece l’Iva, senza poi versarla all’erario.
Il sistema architettato ha coinvolto il fisco di vari Paesi europei e pertanto investigatori e inquirenti sono in stretto contatto con le autorità giudiziarie di vari Stati, tra i quali l’Inghilterra e la Germania. A causa di questa maxifrode carosello, dal 1 dicembre il Gestore dei mercati elettrici ha chiuso la Borsa delle emissioni della CO2. Nell’inchiesta sono indagate alcune decine di persone.