Genova. “Congratulazioni, questa volta mi avete beccato! Avrei preferito passare il Natale in famiglia, ma non sarà così”. Queste le uniche parole pronunciate dal latitante della ‘ndrangheta Garcea al momento dell’arresto avvenuto ieri in una macellaria di Pegli, in via Pallavicini, all’angolo di via Opisso, davanti agli occhi increduli dei titolari.
Onofrio Garcea, nato a Sant’Onofrio (VV), era legato alla famiglia Bonavota ed era già stato più volte arrestato per narcotraffico, ma ora risultava latitante dal 24 luglio. A catturarlo è stato l’appuntato, carabiniere di quartiere Roberto Fontana, che lo ha riconosciuto mentre camminava in mezzo alla folla a Pegli, probabilmente in cerca di regali. Il carabiniere, che non era in servizio, ma a sua volta in giro per compere, non ha più staccato lo sguardo dal malvivente. “Lo conoscevo e sapevo anche che aveva un bar (bar Go) in via Apposio, intestato al figlio Davide – spiega Fontana – anche lui mi ha riconosciuto e facendo finta di niente ha accellerato appena il passo per allontanarsi”.
Da qui sono iniziate le operazioni per la cattura. Fontana, infatti, non la ha inseguito, ma proseguendo nella direzione opposta non ha mai perso di vista il malvivente e nel frattempo ha chiamato i rinforzi. Ora Garcea è rinchiuso nel carcere di Marassi e resta ancora da accertare chi lo abbia ospitato nel suo periodo di latitanza. Un arresto difficile, anche perché l’uomo aveva escogitato vari espedienti per non essere identificato, ad esempio, attraverso l’utilizzo di acidi si era fatto cancellare le impronte digitali. A spiegare i dettagli è stato Paolo Storoni, comandante della Sezione Anticrimine di Genova.
Il boss è accusato di aver prestato denaro a strozzo a commercianti genovesi in difficoltà, con interessi fino al 240%, minacciando e aggredendo con metodi violenti quelli che non riuscivano a pagare. I soldi, poi, venivano fatti circolare attraverso la finanziaria F.G. Direct di via Cornigliano e di Cairo Montenotte. Nel novembre scorso i carabinieri del Ros, che hanno condotto le indagini, avevano sequestrato al Garcea beni per un valore di oltre 250mila euro.
Alberto Maria Vedova – Jenny Sanguineti