Genova (Marassi). La testa al derby, si dirà. Il Genoa targato Ballardini arrivava alla partita casalinga contro il Napoli di Mazzari con uno score che impressionava soprattutto chi guarda ogni domenica la squadra dagli spalti: “Com’è possibile che facciamo tutti questi punti? Com’è possibile che da quando abbiamo cambiato mister siamo solo dietro al Milan?”.
Nostalgie di un passato recente in cui il calcio di Gasperini era ritenuto il migliore, il più spumeggiante, il più brillante. Per quello che abbiamo visto negli ultimi anni di serie A, non a torto.
Un Genoa che si risveglia da questa sconfitta per 1 a 0 contro il Napoli – contro quei partenopei che non vincevano a Marassi in Serie A da ben 18 anni – più fragile, meno sicuro, più impaurito. Un Genoa che si scopre più fragile soprattutto dentro le mura amiche, in quel Ferraris che i genoani non vorrebbero mai abbandonare (che se solo il buon vecchio Joker parlasse anche per scherzo di Serravalle, chissà cosa succederebbe … ), in quel Ferraris in cui negli ultimi anni Juve, Milan, Roma pagavano regolarmente dazio.
Banchettava solo l’Inter, l’anno passato con un 5 a 0 senza possibilità di reazione, dopo che in estate aveva saccheggiato i migliori giocatori rossoblù. Negli ultimi tempi a banchettare sono stati nell’ordine: Chievo, Juve e appunto Napoli.
La testa al derby, si dirà. Eppure il Genoa ha giocato un secondo tempo coriaceo, senza lesinare sforzi. Il doppio cambio di Ballardini, che ha dovuto arrendersi all’evidenza di un Palladino non ancora in condizione e un Veloso che in buone condizioni al Genoa non lo hanno mai visto, sostituiti da Rudolf e Mesto che hanno dato vivacità. Rimane quel dubbio sull’incapacità del Grifone di ribaltare il risultato. Era già successo contro la Juve, con Criscito e Kharja fermati dai legni, si è ripetuta la stessa condizione ieri.
Certo non si può evitare, anche in questo caso, di parlare di sfortuna e certo non si può non notare che per aver un rigore Luca Toni, con tutti i suoi limiti, devono abbatterlo con una contraerei (altrimenti è sempre misteriosamente fallo per gli avversari).
E poi, certo qui si cade nelle recriminazione da bar dello sport, è altrettanto certo che quel netto fallo di mano in aria di Maggio in molte altre situazioni analoghe è stato considerato rigore netto e indiscutibile (evidentemente ad altre latitudini è un tocco involontario). Parafrasando un personaggio dello scrittore Alessandro Baricco, in un meraviglioso libro dal titolo City, potremmo scrivere:”il fuorigioco non è mai dubbio, il fallo di mano in area è sempre rigore, il derby è sempre il derby…. “.
La testa al derby, si dirà. Il Genoa che si sveglia dopo la sconfitta contro il Napoli può finalmente davvero avere la testa al derby, quella che come sempre è una partita che vale una stagione. Mesi di sfottò. Giorni di sorrisi. Caffè da prendere in tranquillità la mattina.
E così, mentre tutti aspetteranno Natale, Genova aspetterà il derby della Lanterna.