Genova. Sulla vicenda Fincantieri, anche in vista dello sciopero proclamato per il 6 dicembre, non si fermano le azioni di protesta e sollecitazione da parte dei lavoratori e dell’amministrazione comunale. “Nel verbale di intesa di settembre – scrivono in una nota congiunta i sindacati – Fincantieri riconfermava il Gruppo unico ed integrato e l’impegno inalterato dell’azienda ad utilizzare, per l’attuale scarico di lavoro, strumenti ordinari senza la chiusura di siti produttivi.
Ma nell’ultimo incontro ultimo della settimana scorsa, l’azienda ha rappresentato al coordinamento nazionale di Fim-Fiom-Uilm un quadro preoccupante. Infatti, pur ribadendo gli impegni assunti a settembre, per la fine del 2010 e tutto il 2011 prevede un massiccio ricorso alla cassa integrazione per mancanza di commesse, per tutta l’Italia dal Friuli alla Sicilia. In particolare per Sestri Ponente dalla seconda metà del 2011 si prevedono circa 300 lavoratori in Cig (200 operai – 100 impiegati). Noi non siamo disponibili ad assistere passivamente al susseguirsi degli eventi – concludono i sindacati – Abbiamo concordato, con il Sindaco di Genova Marta Vincenzi, l’assessore comunale Mario Margini, Fim-Fiom-Uilm provinciali, un percorso comune per accelerare i tempi degli investimenti necessari all’ormai famoso ribaltamento a mare, coinvolgendo tutti i firmatari dell’accordo del 2008 ed il Governo e su questi temi lunedì 6 dicembre organizzeremo una manifestazione con presidio sotto gli uffici della Prefettura di Genova con 4 ore di sciopero”.
E a proposito di ribaltamento a mare, oggi a margine del consiglio comunale, Marta Vincenzi ha sottolineato la sua posizione, rispondendo a un’interrogazione del consigliere Salvatore Lecce (Pd): “Abbiamo ribadito l’urgenza al nuovo ministro Romani, e il 6 dicembre, in occasione dello sciopero, presenteremo ancora la richiesta in Prefettura. L’amministrazione è presente con il peso delle scelte che la città ha fatto nel 2008 con l’accordo sottoscritto con l’allora ministro Scajola – ha ribadito la sindaco – Lo sciopero del 6 dicembre è un segno di tensione, la sconfitta di accordi non siglati e dell’assenza di politiche industriali. Il nostro Mediterraneo avrebbe bisogno di essere solcato da navi più moderne e sicure di quelle messe a disposizione dalla Tirrenia. Serve un’ipotesi di piano industriale accettabile – ha concluso – un piano strategico, che non sia di rassegnazione alla crisi”