Genova. Le ecchimosi sparse sul corpo e soprattutto sui seni, sui fianchi e sulle cosce, hanno fatto pensare a un’agressione frontale a sfondo sessuale. Sulla tragica fine Luciana Biggi, morta dopo un’agonia di oltre 30 minuti, la notte del 29 aprile 2006 nei vicoli genovesi, per il cui omicidio è ora accusato Luca Delfino, ha deposto oggi in tribunale, Benedicta Astengo, uno dei consulenti medico legali del processo Delfino, e anche colei che analizzò il cadavere sull’ambulanza. E proprio l’aggressione frontale, secondo quanto ha riferito anche Daniela Campasso, dirigente del gabinetto di polizia scientifica, potrebbe aver determinato una reazione della vittima plausibile con i segni di difesa riscontrati sulle mani e sugli avambracci.
Alla domanda rivoltale dall’avv. Riccardo Lamonaca, difensore di Delfino, sull’eventualità che ad aggredire la donna possano essere state più persone la dottoressa non ha escluso tale ipotesi affermando che, in quella circostanza, l’aggressione da parte di una persona potrebbe essere stata più disagevole di quella posta in essere da due. La dottoressa ha aggiunto che la vittima presentava ecchimosi anche sul dorso di una mano, in aggiunta a ferite da taglio, e altre tre sui due avrambracci e queste ultime dimostrerebbero il tentativo di difesa della vittima.
Sui particolari legati al luogo del delitto il vice questore Lucia Di Pierro che partecipò al sopralluogo nel centro storico ha fornito due elementi importanti: non fu trovato il coccio di bottiglia con cui presumibilmente fu uccisa la Biggi, tra le 24 e le 3, come riferito dalla dottoresa Astengo, che ne provocarono la recisione netta della trachea e dalle lacerazioni della giugolare interna. E in secondo luogo che non è stata trovata compatibilità tra le scarpe di Delfino e un’impronta insaguinata rilevata sul luogo del delitto.
Il processo è stato rinviato al 6 dicembre giorno in cui dovrebbe essere sentito il colonello Gavino Sechi, comandante del Nucleo di polizia giudiziaria che qualche mese fa sentì la deposizione di Gennaro Alfano, il testimone, rintracciato dopo quattro anni dal delitto, che il 30 aprile 2006 fece una telefonata anonima al 112 asserendo che era stato Delfino a uccidere la Biggi e che li aveva visti litigare la sera prima.