Genova. “Abbiamo ritrovato la ragazza a Rivarolo, a casa del fratello del fidanzato, già agli arresti domiciliari. Chiara appena siamo entrati nell’appartamento era seduta tranquilla sul divano, ma all’inizio ci ha dato false generalità, presentandosi come Daniela Castelli”. Queste le prime parole del comandante della compagnia dei carabinieri di Arenzano, Massimo Pittaluga, riguardo al ritrovamento di Chiara Cavaleri, l’adolescente di 14 anni scomparsa da casa da mercoledì. I militari, dopo un’indagine lunga e difficile, hanno trovato la studentessa a casa di pregiudicato maggiorenne residente nella zona di Rivarolo, in via Tofane 54.
“L’indagine non è stata semplice per l’elevato numero di conoscenze e di contatti mantenuti e istaurati da questa ragazza, sia sui social forum che per le comunicazioni telefoniche, quasi sempre via sms – ha spiegato Pittaluga – Abbiamo dovuto ricostruire la sua vita, anche attraverso il suo diario, dove abbiamo trovato alcuni numeri di telefono utili. Ascoltato diverse persone a lei collegate, siamo arrivati a Bruno, il suo fidanzato, che però non era nella sua abitazione perché a lavoro”.
Chiara però, secondo quanto appreso, in un primo momento sembrava davvero un’altra persona, molto diversa fisicamente e nel modo di vestire rispetto alle foto fornite alle Forze dell’Ordine. Un amore clandestino, quindi che Chiara non aveva il coraggio di confessare ai genitori. Un amore folle, che spingeva la ragazza a desiderare una nuova famiglia, una vita nuova.
“Chiara – spiega il comandante della compagnia di Arenzano – voleva costruire una vita con Bruno, immaginandosi una famiglia”.
La studentessa, secondo le indagini, aveva già relazioni con persone più adulte. La madre infatti temeva che fosse stata rapita da un altro uomo. “Una volta individuata la ragazza – ha continuato Pittaluga – la abbiamo accompagnata al comando dove ha finalmente riabbracciato la madre, che con un pianto liberatorio, ha rassicurato la figlia promettendole tutta la sua disponibilità. L’origine del tutto è stata una sorta di fuga perché Chiara aveva paura che la madre non avesse accettato questo suo innamoramento per un ragazzo adulto di 31 anni. Ha quindi abbandonato la famiglia per recarsi prima a casa di Bruno e poi dal fratello. Il reato che hanno commesso i tre – ha concluso Pittaluga – è il 573 del codice penale, ratto di persona minore in concorso, un reato che prevede una pena di reclusione di 3 anni”.
Bruno, intanto potrebbe rischiare anche una denuncia per violenza sessuale, se la madre decidesse di avanzare una querela.