Genova. Nel capoluogo ligure, le operatrici della Call & Call, come le loro colleghe Omsa di Faenza, sono scese in strada a protestare contro i riordini e le chiusure aziendali. “A Genova, 101 lavoratori Call & Call, di cui 96 donne, sono stati messi in cassa integrazione in deroga – spiega l’operatrice telefonica Roberta Musante – questo significa stare per 12 mesi appesi ad un filo, con la riduzione del’ 80% di stipendio, di norma 856 euro mensili. Come faremo? Un anno fa siamo stati messi in regola con contrato a tempo indeterminato, ognuno ha fatto progetti e investimenti, c’è chi, per esempio, ha comprato casa, ora difficilmente riusciremo a portare avanti gli impegni presi”.
La decisione dell’azienda fornitrice di servizi di call canter di chiudere la sede genovese è arrivata inaspettata. “A maggio hanno messo in cassa integrazione 30 colleghe, noi siamo rimaste perché ci era stato assicurato che questo sacrificio avrebbe rilanciato l’azienda, ma così non è stato, e tutti siamo finiti in cassa integrazione. Quest’operazione è servita per ricompattare il gruppo aziendale – sottolinea la lavoratrice – le nostre commesse sono state date semplicemente ad altre sedi”.
E’ fissato per oggi l’incontro tra l’azienda e la Regione in cui sarà discusso il piano aziendale e il futuro dei lavoratori. “Non abbiamo nulla da perdere, e siamo disponibili verso qualsiasi proposta ragionevole e congrua. Intanto per noi è importante sensibilizzare i cittadini e le istituzioni, per far sapere che ci sono 100 donne difficilmente collocabili, tutte tra i 40-45 anni, troppo vecchie per il mercato del lavoro e troppo giovani per la pensione, e nel nostro settore altamente qualificate, perché abbiamo sempre avuto committenti molto importanti per i quali abbiamo ricevuto una formazione specifica. Anche per l’azienda è un peccato perdere operatrice così qualificate”.